L’occupazione di via Carracci dove trovano un tetto decine di persone senza casa può tirare un sospiro di sollievo. Non sarà infatti la celere a svegliare gli occupanti e ciò perché il Comune di Bologna ha trovato una soluzione con la proprietà, Acer. Lo stabile diventerà da subito un luogo per l’emergenza abitativa, composto da alloggi di transizione verso soluzioni più stabili. Più avanti, invece, diventerà un progetto di abitare collaborativo della durata di trent’anni.

Casa, le palazzine di via Carracci per la transizione abitativa e l’abitare collaborativo

Nei prossimi giorni Palazzo D’Accursio e Acer sigleranno una scrittura privata come primo passo per risolvere la situazione di via Carracci. Lo stabile, lungo tre numeri civici, era stato occupato nell’autunno scorso con il supporto di Plat – Piattaforma d’intervento sociale.
A dare vita all’occupazione molte famiglie che vivono il grave problema della casa a Bologna e che non possono aspettare per accedere alle case popolari, ma al contempo non possono permettersi i prezzi del mercato privato in città, che continua a registrare un sensibile caro affitti.
La scrittura privata è solo il primo passo, perché seguirà una convenzione vera e propria con Acer, proprietaria delle palazzine.

Qui insisteranno due progettualità del Comune, illustrate questa mattina dalla vicesindaca Emily Clancy accompagnata dal collega al Welfare Luca Rizzo Nervo. In una prima fase, infatti, gli alloggi saranno utilizzati come abitazioni di transizione per molti dei nuclei che già vi risiedono e che sono in condizioni di fragilità.
Più a lungo raggio, invece, è la soluzione messa in campo in una seconda fase, che consiste in un bando per l’abitare collaborativo della durata di trent’anni.

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Sullo stabile di via Carracci sono già state fatte delle verifiche, sia tecniche che sociali. In particolare, il Comune interverrà con alcuni lavori di adeguamento degli immobili, sopratutto sugli infissi, per poi procedere a lavori più strutturali in futuro. Al tempo stesso, il lavoro già svolto e che proseguirà riguarda le persone che vi abitano e la loro condizione. «Facciamo un progetto con l’intervento dei servizi sociali, che faranno un lavoro di prossimità per conoscere ulteriormente quelle famiglie e costruire dei percorsi individualizzati nell’ottica dell’emancipazione di quelle famiglie», ha detto Rizzo Nervo.

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