Il tema è nell’aria dall’inizio dell’anno, quando è stato rimosso il blocco de facto degli sfratti, ma la marea sta montando e non è ancora arrivata. Anche a Bologna, come a livello nazionale, ci si prepara a fronteggiare un’ondata di sfratti, la cui ragione principale rimane la morosità incolpevole, cioè l’impoverimento delle famiglie.
Sul tema Prefettura e Comune hanno già convenuto di realizzare un tavolo con le associazioni che si occupano del tema e sono state già stanziate risorse la morosità incolpevole per attutire il colpo.

Casa Bologna, un tavolo affronterà il problema degli sfratti

A fare il quadro della situazione ai nostri microfoni è Sarah Romagnoli dell’Unione Inquilini di Bologna. «Nella nostra città le cose vanno meglio che altrove, perché storicamente a Bologna si fa poco ricorso all’uso della forza pubblica per eseguire gli sfratti e c’è un altro numero di conciliazioni». Cionostante la stessa attivista sottolinea che sono 410 le famiglie che vedranno diventare esecutivo lo sfratto nel giro di poco tempo: un numero che tutte le associazioni di inquilini che operano in città non riusciranno a seguire. La ragione principale che ha portato agli sfratti, come detto, rimane la morosità incolpevole.

Nei giorni scorsi il Comune, in particolare la vicesindaca con delega alla Casa, Emily Clancy, ha fatto sapere che le risorse stanziate dall’Amministrazione per fronteggiare il problema salgono a 800mila euro.
Un investimento che Unione Inquilini stima sufficiente, forse, a tamponare il problema per le 410 famiglie, ma molte altre potrebbero aggiungersene perché le difficoltà riguardano tanto il mercato privato che quello residenziale pubblico.
«Speriamo di ottenere soluzioni al tavolo che si realizzerà a breve – osserva Romagnoli – in particolare scongiurando al ricorso della forza pubblica».

Già le notizie sul blocco degli sfratti durante le prime fasi della pandemia ha generato confusione, anche negli inquilini. «Non sono stati bloccati gli sfratti – precisa l’attivista – ma il ricorso alla forza pubblica. È chiaro che senza la forza pubblica si è trattato di un blocco degli sfratti de facto».
In ogni caso la chiarezza è d’obbligo su tematiche così delicate, anche in vista di ulteriori spade di Damocle che peseranno sulle famiglie.

Una mina vagante è legata senza dubbio al caro bollette, che sta già incidendo sulle economie famigliari. «In una grande città il peso dell’affitto privato ammonta al 70% dello stipendio di un lavoratore – sottolinea l’esponente di Unione Inquilini – Con rincari energetici che si attestano sul 40%, il problema della morosità incolpevole è destinato ad aumentare».
Anche l’edilizia popolare vive gli stessi problemi. La settimana scorsa Acer ha conteggiato che negli alloggi di sua gestione il caro bollette peserà per 2,3 milioni di euro. «Nelle case popolari ci sono persone che faticano a pagare affitti da 50 o 100 euro, immaginiamoci cosa succederà con i rincari energetici», evidenzia Romagnoli.

Accesso alle case popolari e strumentalizzazioni statistiche

La disponibilità di case popolari a Bologna rimane un nodo irrisolto. A fronte di 16mila famiglie in graduatoria, sono appena 50 gli alloggi liberi al momento. Eppure le nuove domande per l’accesso alle case popolari hanno registrato un dimezzamento, passando da 10mila a 5mila. Ciò ha portato qualcuno, come la presidente di Ape Confedilizia, Elisabetta Brunelli, a sostenere che in città l’emergenza abitativa non esiste.
Di tutt’altro avviso Unione Inquilini, che da un anno segnala un problema legato all’accesso stesso alle domande per le case popolari.

In particolare, per la compilazione della domanda è necessario dotarsi di Spid e compilarla online. «Non tutte le persone che hanno bisogno di una casa popolare, perché si trovano in difficoltà economiche, hanno un computer o una connessione internet, mentre le persone più anziane non hanno alcuna educazione digitale», sottolinea Romagnoli.
Se si aggiunge la complessità della modulistica da compilare, è evidente che un effetto sul numero di domande è determinato proprio dalle difficoltà legate all’accesso stesso alla domanda.

Lo stesso discorso vale per l’aggiornamento annuale dei requisiti sulle domande. «Abbiamo avuto un caso di una famiglia che si trovava in decima posizione nella graduatoria – racconta l’attivista – e che si è vista estromettere dalla graduatoria stessa perché non era riuscita ad aggiornare la sua posizione, che era leggermente mutata per un accompagnamento che aveva iniziato a percepire insieme alla pensione».
Il problema è stato sollevato alla precedente assessora alla Casa, che ha detto di non sapere che per compilare la domanda occorresse lo Spid, ma alla stessa Acer, che ha risposto che due o tre volte l’anno organizza appuntamenti per la compilazione cartacea delle domande. «Ci ha chiamato gente disperata che ci ha detto che, nel pomeriggio stesso della comunicazione, gli appuntamenti erano già esauriti, nonostante due mesi di anticipo», riporta Romagnoli.

Le politiche strutturali per la casa a Bologna

Il problema della casa a Bologna è ormai annoso. Pur avendo un capoluogo di piccole dimensioni, la nostra città è molto attrattiva per studenti e lavoratori e il tema abitativo rimane centrale.
«Sul mercato privato qualcosa è stato ottenuto – sottolinea l’esponente di Unione Inquilini – grazie alla discussione sul porre un limite agli Airbnb, agli affitti turistici».
Il tema grosso rimangono le politiche nazionali. «Da 50 anni non si costruiscono case popolari e le risorse vengono destinate alla riqualificazione, che è importante, perché ci sono tantissimi alloggi inutilizzati per inagibilità, ma occorre tornare a costruire».

In questo senso quella del Pnrr poteva essere un’occasione, che però sembra essere andata sprecata, perché le risorse verranno investite tutte in riqualificazioni. «In un progetto comunale si realizzano appena 10 alloggi popolari in via Albani, mentre molte delle risorse andranno a riqualificare il mercato. Per carità, è importante pensare a come vivere la città, ma come si vive una città se non si ha una casa a cui tornare?», conclude l’attivista.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SARAH ROMAGNOLI: