Bayer vicina all’acquisizione di Monsanto. Resta da vedere la risposta dell’antitrust, poiché la fusione creerebbe la maggior compagnia di chimica applicata all’agricoltura del mondo. Un settore già concentrato nelle mani di pochi colossi, e che sembra procedere in una direzione sempre più oligopolistica.
Le trattative tra Bayer e Monsanto sembrano essere prossime a una svolta. Dopo mesi di corteggiamenti l’azienda farmaceutica tedesca ha alzato nuovamente l’offerta a 127,50 dollari per azione, pari a oltre 65 miliardi di dollari. “Bayer conferma progressi nelle trattative per la programmata acquisizione di Monsanto – si dettaglia in una nota – le condizioni precise non sono ancora state fissate”.
Bayer e Monsanto insieme a Syngenta sono già nella Top3 della classifica dei produttori di pesticidi e di agrochimici. Queste tre multinazionali controllano il 54% di tutto il mercato dei pesticidi.
“È già da tempo che Bayer tenta di acquisire Monsanto – spiega Piero Riccardi, autore per Report di un’inchiesta proprio sulla Monsanto – qualche hanno fa l’amministratore delegato di Bayer aveva dichiarato che negli Stati Uniti sono ormai il 50% le coltivazioni ad essere afflitte dalle infestanti resistenze al glifosato, e che di conseguenze sta crescendo negli Usa la richiesta del Liberty, un prodotto della Bayer”.
Il meccanismo commerciale è sempre lo stesso. Le multinazionali possiedono il seme e il pesticida, la resistenza al pesticida viene inserita geneticamente nel seme e quindi l’agricoltore deve comprare entrambi. “Viene quindi legato a vita da contratti che vietano la riproduzione dei semi e permettono il controllo da parte delle aziende di tutti i magazzini”, sottolinea il giornalista.
Se l’acquisizione di Monsanto andasse a buon fine, Bayer diventerebbe un colosso gigantesco. Al punto che in molti si chiedono se l’antitrust permetterà una fusione di questo tipo, e sono già arrivate le prime analisi secondo cui il matrimonio Bayer-Monsanto sarebbe contrario ai principi della concorrenza.
“Bayer – commenta Riccardi – sta investendo moltissimo in ricerca e sta sviluppando il settore delle sementi. Si tratta di una concentrazione veramente devastante, che cresce a fronte di un silenzio della politica mondiale, che ha delegato alle multinazionali il controllo sul cibo. Il punto non è tanto se debba intervenire o meno l’antitrust. In questo momento bisogna che la politica ritrovi una linea comune che porti a produrre del cibo buono sia per gli umani sia per il pianeta, senza lasciare il controllo a pochissime mani, che naturalmente tendono a concentrarsi sempre di più. È di questi giorni anche l’acquisizione della Syngenta da parte di Chemchina: più che di top 10 ormai dobbiamo parlare di Top5, è un meccanismo devastante”.
Anna Uras