Secondo fonti kirghize, l’attentatore di San Pietroburgo sarebbe un 22enne con passaporto russo e nato in Kirghizistan. La certezza della matrice dell’attentato, però, non c’è, anche perché le indagini sono in mano ai servizi segreti. Secondo il giornalista Pietro Rizzi di East Journal, una possibile pista riguarda il jihadismo centro-asiatico, che ha una natura diversa da quello dell’Isis.

Attentato di San Pietroburgo e i mille volti del jihadismo

L’attentatore di San Pietroburgo sarebbe stato identificato. L’uomo sospettato di aver fatto esplodere una bomba nella metropolitana della città russa sarebbe Akbarzhon Jalilov, un cittadino russo nato in Kirghizistan nel 1995. Lo affermano i servizi di sicurezza kirghisi. Secondo l’agenzia di stampa russa Interfax, il sospettato avrebbe legami con l’islam radicale. L’attentato del 3 aprile, avvenuto tra le stazioni di Sennaja Ploščad e Tekhnologičesky Institute, ha causato 14 morti e 45 feriti. Finora l’attacco non è stato rivendicato. Stamattina la stazione di Sennaja Ploščad è stata di nuovo chiusa per un allarme bomba, poi rientrato.

I condizionali utilizzati nelle notizie relative all’attentato di ieri, dunque, ci suggeriscono che le informazioni continuano ad essere incerte, come incerto rimane il bilancio delle vittime, dal momento che alcuni dei feriti sono molto gravi.
“Per fatti come questi – osserva ai nostri microfoni Pietro Rizzi, giornalista di East Journal – occorre tempo e molto dipenderà da quanto vorranno far uscire le autorità, dal momento che le indagini sono state prese in mano dai servizi segreti“.

Le autorità russe, però, hanno fatto sapere di seguire la pista del jihadismo e, qualora l’identità dell’attentatore fosse confermata, si potrebbe parlare di un jihadismo di matrice centro-asiatica.
“Non è detto che l’attentato possa essere letto con i canoni dell’Europa occidentale – osserva Rizzi – quelli, per intenderci, degli attentati di Parigi”.
Il giornalista spiega che esiste un jihadismo centro-asiatico che si mescola al nazionalismo seguito alla disgregazione dell’Urss e che ha già colpito in Russia.

Diverse, inoltre, potrebbero essere le reazioni all’attentato. Se in Europa gli attacchi provocano smarrimento nelle istituzioni che non sono state in grado di prevenirli, in Russia si potrebbe ottenere un effetto di compattamento attorno al leader, in questo caso Vladimir Putin.
“Come è avvenuto negli attentati del 2002 e del 2004 – osserva Rizzi – aldilà degli esecutori materiali, Putin sarà abile a continuare lo scontro contro gli integralisti islamici all’interno dei confini nazionali e allo stesso tempo bloccandoli all’esterno, come in Siria”.