Rimangono molte ombre sulle presunte molestie sessuali di Asia Argento al giovane attore Jimmy Bennett, ma la notizia è già servita per negare la portata della violenza di genere, legittimare il patriarcato e tentare di seppellire la causa femminista. Le riflessioni di Mariangela De Gregorio di Deneb e Frequenze Sui Generis: “C’è sempre bisogno che la vittima sia perfetta per essere creduta”.

“Da che pulpito viene la predica” o “Uno a uno, palla al centro”. È questo il tenore dei commenti, non solo sui social network, alla notizia che riguarda l’attrice Asia Argento, tornata alla ribalta due anni fa per essere stata una delle prime a denunciare le violenze sessuali del produttore Harvey Weinstein, dando il via alla campagna #MeToo.
Il New York Times ha dato conto della transazione economica, pari a 380mila euro, che l’attrice ha effettuato in favore di Jimmy Bennett, anch’egli attore, col sospetto che quella somma sia servita per comprare il silenzio del giovane in seguito ad un’aggressione sessuale, questa volta con Argento nei panni dell’aguzzina.

Sulla vicenda, in realtà, permangono molte ombre. L’attrice smentisce la ricostruzione e rimane in piedi l’ipotesi che il giovane abbia utilizzato la notorietà di Argento e del compagno Bourdain per una sorta di ricatto, con la minaccia di far perdere credibilità e arrecare danni all’immagine.
Sebbene non sia ancora possibile capire come sono andati esattamente i fatti, però, sulla stampa nostrana le reazioni non si sono fatte attendere. Quella più sfacciata è quella de Il Giornale, che non vedeva l’ora di poter gettare fango sull’attrice, proprio perché era diventata, sua malgrado, un’icona della lotta contro la violenza di genere, che il quotidiano della famiglia Berlusconi minimizza spesso.

In molti altri commentatori, però, hanno utilizzato la notizia per tentare di ridimensionare la portata del movimento femminista, scardinarne le ragioni e l’interpretazione della realtà, dire in sostanza che non esiste una componente patriarcale alla base della violenza sessuale, ma che alla fine è una questione di singoli, a volte svalvolati, altre volte troppo sofferenti per amore e altri luoghi comuni che siamo abituati a leggere con frequenza tristemente alta.

I dati sui femminicidi, sugli stupri, sulle percosse, ma anche quelli sul gender gap e sul mobbing, invece, parlano chiaro: se non si vuole credere ai filoni di ricerca accademica che studiano la violenza di genere, basti la statistica a comprendere come sia il sesso femminile ad essere fatto oggetto di violenza, discriminazioni e persecuzioni.
Le evidenze, però, sembrano servire a poco per smontare convinzioni dogmatiche, le stesse che sono alla base dell’ordinamento sociale in cui viviamo, il patriarcato, e in cui tutte e tutti, sia chi lo rivendica che chi vi si oppone, siamo immersi.

La notizia su Asia Argento, che sia vera o una fake news, sembra però la notizia perfetta per affossare la lotta femminista, che negli ultimi anni ha preso nuovo vigore. Sembra una sorta di eccezione che vuole smentire la regola nei propositi in malafede di chi oggi conta di utilizzare una condotta personale per dimostrare l’inesistenza di un fenomeno globale, trasversale a etnie e classi sociali, e radicato in ogni cultura.

Molto interessante è l’analisi che Mariangela De Gregorio, fondatrice dell’associazione Deneb, che si occupa di progetti sulla parità di genere, e speaker della trasmissione Frequenze Sui Generis, in onda su Radio Città Fujiko, ha svolto ai nostri microfoni.
Uno dei temi centrali riguarda il bisogno della “vittima perfetta” di cui c’è sempre bisogno per credere al fenomeno della violenza di genere. Sulla stampa così come al bar, è sempre la condotta della vittima ad essere messa sotto accusa.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIANGELA DE GREGORIO:

Anche Benedetta Pintus, che su Pasionaria.it ha dedicato un articolo all’argomento, è intervenuta ai nostri microfoni per fare una riflessione sulla vicenda.

ASCOLTA L’INTERVISTA A BENEDETTA PINTUS: