La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione a Obama: la legge di riforma sanitaria è costituzionale. Nell’articolo il commento di Federica Furlanis nostra redattrice laureata in Diritto dell’Amministrazione pubblica nella magistrale di Scienze della Comunicazione Pubblica, Sociale e Politica con tesi dal titolo “La riforma sanitaria americana tra innovazione, comunicazione e opinione pubblica”.

La riforma sanitaria è stata promossa con cinque sì e quattro no. La decisione riguarda il futuro di 30 milioni di americani ed entrerà pienamente in vigore nel 2014. Quei cittadini finora non avevano la possibilità economica di pagarsi un’assicurazione, e quindi non potevano essere curati, ora invece godono dell’obbligo dell’assicurazione sanitaria per tutti indipendentemente dallo stato di salute (il cosiddetto “mandato individuale”).

Federica, partiamo con una panoramica storica del sistema sanitario Usa, così puoi spiegarci perché e quanto questa riforma è così importante.

Tanti presidenti hanno tentato di fare la riforma, da Teddy Roosevelt, Eisenhower, per tutto il ‘900 sia repubblicani che democratici ci hanno provato. Solo Obama è riuscito a portarla a compimento. La difficoltà risiede nel fatto che il sistema sanitario americano si è evoluto nei decenni mantenendo però una natura privatistica, e non pubblica. Ci sono però dei programmi federali, e quindi pubblici: Medicare per gli anziani, Medicaid per i meno abbienti, sono i più importanti e conosciuti.

Qui interviene Obama. La sua riforma copre una falla, quelle delle persone che non possono permettersi di pagare e quindi rimangono escluse.

Questa falla viene coperta in due modi: il primo è espandere l’accesso al sistema dei programmi federali assistenziali, abbassando le soglie di età e reditto; il secondo è l’individual mandate, mandato individuale, l’obbligo di assicurazione per tutti i cittadini entro il 2014. Chi non lo fa paga una multa.

Questo è il punto più contestato, dal partito repubblicano e da ben 26 Stati che, anche violentemente, hanno fatto ricorso alla Corte Suprema. Perché questa riforma non piace?

Ci sarebbe da fare un lungo discorso antropologico sul sistema di Welfare americano. A cui non piace che lo Stato gli dica cosa fare. E’un Welfare con principi molto diversi dal nostro. Gli oppositori hanno seguito tre linee: la prima dice che la legge federale prevede norme non costituzionali, perché sono di competenza statale; la seconda ritiene che le “borse assicurative” previste dalla riforma violano anche qui la sovranità degli Stati; la terza è quella che si richiama all’individual madate.

Per Obama è una grande vittoria. Ma ora che succede? Cosa farà Obama e cosa possono fare i repubblicani? Romney, il loro candidato presidenziale, ha già detto che cancellerà la legge, se vincerà.

Sarà molto dura, perché abolire una legge federale non è semplice. Romney dovrà avere una forte maggioranza sia alla Camera che al Senato. E sarebbe un processo molto lungo. Romney dichiara di voler abolire la legge, che in realtà molto si ispira alla riforma che lui stesso fece da governatore del Massachussett nel 2006. E’una grossa contraddizione di fondo.

Nel tuo lavoro ti sei occupata molto della comunicazione della riforma e di cosa ne pensa l’opinione pubblica. Tra i politici abbiamo detto degli attacchi di Romnet, ma Obama a sorpresa ha scelto un basso profilo per festeggiare questa vittoria.

Per Obama è una grande vittoria, sia perché offre assistenza a tanti americani, sia perché evita molti sprechi. Obama ha scelto un basso profilo proprio per i tanti contrasti. L’opinione pubblica infatti è stata molto divisa. Nel suo complesso la riforma non è stata apprezzata. Sono piaciuti alcuni singoli provvedimenti come l’aumento delle tasse per le case farmaceutiche. Altri invece sono detestati da molti, ad sempio l’individual mandate viene considerato una specie di ordine dall’alto. In realtà nella riforma lo Stato federale interviene, con i suoi poteri, per regolare un mercato, quello assicurativo, che era impazzito, fuori controllo. L’opinione pubblica è molto divisa anche per età e partito, chi ama la riforma è un giovane democratico, chi la avversa è un repubblicano anziano ricco, che è tra le fasce più protette adesso e temono di perdere vantaggi e tutele. Ma non è così, ci sono molti falsi miti.