Il presidente dei famigliari delle vittime del 2 agosto e deputato Pd Paolo Bolognesi fa un’interrogazione per chiedere che sia riesaminata la procedura che ha portato gli esecutori della strage Francesca Mambro e Valerio Fioravanti a beneficiare della libertà vigilata. “Molti dubbi, i requisiti non c’erano”.
2 Agosto: Associazione delle vittime contro la libertà vigilata dei mandanti
Con un’interrogazione al premier Enrico Letta e al Guardasigilli Anna Maria Cancellieri, Paolo Bolognesi, deputato Pd e presidente dell’associazione dei parenti delle vittime del 2 agosto, “smonta” il percorso che permise a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro – condannati ad almeno sette ergastoli per vari delitti, tra cui la strage alla stazione di Bologna – di ottenere la liberazione condizionale. E chiede al Governo, in particolare a Cancellieri, di “riaprire il caso” con un’indagine per chiarire se la libertà condizionale fosse correttamente motivata, rivedendo “procedure amministrative che possono aver creato progressivamente nel tempo una situazione di copertura dei terroristi fino a determinarne l’attribuzione di incarichi che presupponevano ben altri requisiti morali e di affidabilità”.
Quella concessione “suscita dubbi” scrive infatti Bolognesi nell’interrogazione depositata ieri a Montecitorio. Dubbi espressi fin da subito dall’associazione perchè “non risultavano realizzati i presupposti previsti dalla legge”. Ovvero, riepiloga Bolognesi, ci fu il “perdono di una sola delle parti offese della strage”, mentre l’associazione dei parenti delle vittime non venne consultata. Mambro e Fioravanti inoltre non hanno “dato segno ad alcuna resipiscenza” e il loro ravvedimento si basa “solo su un appello di varie personalità”.
Insomma, accusa Bolognesi, c’è “una confusione di motivazioni che, per quanto possa non essere stata colta dai giudici e da alcuni dei sottoscrittori degli appelli, oggettivamente determinava effetti gravemente distorsivi per la commistione tra i motivi di merito che avevano portato alla condanna e la strumentalizzazione dei mezzi di informazione e dell’istituto della liberazione condizionale”.
Ma questo è solo un “pezzo” del problema. Altre pesanti perplessità, secondo Bolognesi, “sembrano aver trovato altri supporti oggettivi” con la scoperta che Gennaro Mokbel, già componente della banda dei Nar che aveva fatto capo a Fioravanti, disse di avere speso 1.200.000 euro “per la liberazione dei due terroristi Fioravanti e Mambro”. Ebbene, evidenzia Bolognesi, quella cifra “eccedeva il semplice costo delle spese legali di assistenza nella procedura relativa alla esecuzione della pena”. Sarebbe dunque “possibile supporre che questa erogazione potesse essere giustificata da un obbligo di solidarietà che alcuni degli associati ritenevano di dover manifestare nei confronti dei due ex sodali”. Per cui è “inevitabile” nutrire “il sospetto” che in realtà dietro questo fatto ci sia il tentativo di “compensare il silenzio sempre mantenuto da Fioravanti e Mambro in ordine ai mandanti della strage”.
Bolognesi segnala infine come “risulta da varie indagini che già agli inizi degli anni ’80” si provò “a mettere a disposizione di Fioravanti e Mambro un rifugio all’estero” prima del loro arresto. Ma questi sono solo alcuni degli aspetti su cui, per il presidente dell’associazione delle vittime, “è inevitabile trarre la necessità di verificare” le manovre di vari ambienti (cita Gelli) per “assicurarsi il silenzio degli ex Nar” ed “evitare coinvolgimenti nei delitti ascritti a Fioravanti ed Mambro”. Così come va verificato se il milione e 200.000 euro sia servito solo alla loro assistenza legale o per “altre spese di cui dovrà essere accertata la natura”. Di certo, per Bolognesi, tutto questo evidenzia “la persistenza di rapporti di Fioravanti e Mambro con ambienti criminali” e pone “seri dubbi circa la fondatezza della l’affermazione dell’intervenuto perdono delle parti offese nonchè sulla sussistenza di tutte le altre condizioni” per la libertà condizionale.