La fine dell’estate ha visto riesplodere il problema abitativo che la pandemia sembrava avere attenuato. In tutte le grandi città il costo degli affitti è schizzato alle stelle e l’inflazione o il caro bollette contano solo in parte. A condizionare e drogare il mercato immobiliare italiano sono soprattutto gli affitti turistici attraverso le piattaforme come Airbnb.
Quest’ultimo è un tema di cui si era già occupata Sarah Gainsforth nel suo libro “Airbnb città merce“. Ora l’autrice torna sul problema con “Abitare stanca – Casa: un racconto politico” (Effequ editore), che verrà presentato domani, 12 ottobre, alla Libreria Modo Infoshop.

Abitare stanca, il modello che incentiva la proprietà immobiliare è sbagliato

«In questo libro provo a tracciare la storia delle politiche abitative e urbanistiche in alcuni Paesi in Occidente, legandola alla mia biografia – spiega ai nostri microfoni l’autrice – Lo scopo è quello di andare all’origine e al cuore del problema dell’abitare, che è quello della rendita. Ho fatto un excursus anche molto ampio per cercare le origini di questo modello economico estrattivista di cui stiamo vedendo gli effetti oggi».
Al tempo stesso, però, Gainsforth vuole anche mettere in discussione alcune narrazioni attorno al tema della casa, ad esempio quelle attorno alla proprietà presentata sempre come desiderabile, naturale e giusta.

In realtà, nel lavoro di Gainsforth viene analizzato anche come la proprietà sia stata incentivata da politiche attive e incentivi e per contro disincentivati gli affitti. «In Italia per la promozione della proprietà lo Stato ha speso cinque volte quanto ha speso per le case popolari», osserva l’autrice, che evidenzia così come le politiche abitative siano state, come molte altre politiche pubbliche, sussidiarie al mercato.
Lo scopo di tutto ciò? «Rompere le lotte nel momento in cui si stava ristrutturando l’economia, passando dall’industria prima al terziario e poi all’estrazione di ricchezza dai territori». Il risultato, però, è che si è creata una società atomizzata.

Casa, l’estrattivismo sugli affitti brevi e le disuguaglianze che produce

Le conseguenze sono quelle che stiamo vivendo oggi, ad esempio con le piattaforme degli affitti brevi che estraggono ricchezza dai territori.
A Bologna, ad esempio, gli affitti brevi turistici sono diventati un problema serio. Da tempo Pensare Urbano chiede una regolamentazione del settore e, a metà settembre scorso, ha riportato i dati che interessano la sola città. In quei giorni ammontavano a 3685 gli annunci di alloggi in affitto turistico sulla piattaforma Airbnb. Di questi, oltre il 70% riguardava case intere.
Un problema che è anche speculativo e concentra potere e ricchezza nelle mani di pochi. In particolare, sempre a metà settembre, appena 7 host detenevano quasi il 12% dei 2700 immobili interi presenti sulla piattaforma, decine di case per ogni grande proprietario immobiliare.

La mappa degli Airbnb a Bologna

Gainsforth mette in discussione il modello che promuove la proprietà, anche e soprattutto perché il lavoro è cambiato profondamente. «Questa cosa poteva reggere finché c’erano salari dignitosi – rimarca l’autrice – ma oggi siamo in un punto di rottura delle dinamiche nel rapporto tra lavoro e casa. Quindi la casa è sempre più inaccessibile per fasce sempre più ampie della popolazione. In questo modo diventa sempre più uno strumento di creazione di diseguaglianze: chi ha ricchezza patrimoniale continuerà ad accumulare e chi invece campa del proprio lavoro di fatto non riesce ad accere più né alla proprietà né all’affitto».

ASCOLTA L’INTERVISTA A SARAH GAINSFORTH: