A fine agosto un’indagine di Immobiliare.it aveva segnalato i consistenti rincari del mercato degli affitti nelle principali città italiane, tra cui Bologna. Ma quello che stanno vivendo in queste settimane studentesse e studenti, giovani lavoratrici e lavoratori, ma anche famiglie e singoli, assomiglia ad un vero e proprio incubo.
I prezzi alle stelle anche per singole stanze, talvolta ricavate in vani non idonei delle case, rappresentano il problema principale, al punto da tagliare fuori consistenti fette della popolazione dall’accesso alla casa.

Affitti, la lettera di Gaia a Lepore e Clancy

Qualche giorno fa, Gaia Sallemi, giovane lavoratrice laureata in giurisprudenza, ha sentito l’urgenza di scrivere al sindaco Matteo Lepore e alla vicesindaca con delega alla Casa, Emily Clancy, per segnalare un problema che quest’anno appare ancor più grave rispetto al passato.
«Io mi sono imbattuta nel problema personalmente perché cerco una casa in affitto dal primo ottobre – spiega Sallemi ai nostri microfoni – Ho visto le discussioni che ci sono sui diversi gruppi Facebook e ho pensato di sollevare il problema scrivendo una mail a sindaco e vicesindaca perché la situazione quest’anno mi è sembrata più grave del solito».

Gaia sottolinea che il principale problema è il costo di ciò che viene proposto in locazione rispetto alla sua stessa qualità. In altre parole, vengono chieste cifre folli per singole stanze o case che non potrebbero nemmeno essere chiamate tali e che non offrono garanzie di sicurezza.
«Si può trovare una stanza singola in una zona lontana dal centro a oltre 600 euro – osserva la giovane lavoratrice – Io cercavo un bilocale o un monolocale per esigenze lavorative e le cifre per alloggi decenti superano i 900 euro, spese escluse».
Se si guarda ciò che accade nei Comuni della cintura bolognese, le cose non vanno molto meglio e, in aggiunta, occorre aggiungere il costo dei trasporti e il tempo che peggiora la qualità della vita.

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Casa, perché il mercato degli affitti è “impazzito”?

Per capire le cause di questo impazzimento del mercato ci siamo rivolti a Luca Dondi Dall’Orologio di Nomisma, società di ricerca che tra le attività ha proprio un osservatorio immobiliare.
«C’è un tema di rincari che è dovuto al ritorno del mercato degli affitti brevi – spiega Dondi – Poi c’è un tema di scarsità di offerta, sempre legato allo spostamento verso soluzioni di breve termine che la proprietà ormai ha intrapreso da tempo e che non accenna a diminuire». In altre parole, dopo la pandemia sono tornati a esplodere gli affitti turistici.

Anche il caro-bollette, in qualche misura, spinge i proprietari immobiliari a intraprendere la strada più remunerativa in tema di locazioni, ma l’effetto che tutti questi elementi producono è grave: «Si modifica la composizione sociale della città – osserva l’esperto di Nomisma – Significa andare verso un utilizzo “mordi e fuggi”, quindi uno snaturamento della proverbiale accoglienza di Bologna con l’impossibilità di accesso al mercato della casa per chi non se la può permettere dal punto di vista dell’acquisto».
In sostanza, Bologna si sta trasformando in una città per “city users” e non più per cittadine e cittadini.

C’è però un altro effetto che questa situazione produce, cioè l’allargamento del problema anche ai Comuni della cintura. Non potendo trovare alloggio nel Comune capoluogo, molte persone cercano una risposta al bisogno abitativo negli altri Comuni della Città Metropolitana e ciò, inevitabilmente, allargherà il fenomeno.
«Purtroppo non è un tema nuovo e purtroppo non si è fatto nulla, né per aumentare l’offerta di alloggi, né per limitare gli affitti brevi, nonostante gli annunci- lamenta Dondi – Bisogna quindi trovare il modo di conciliare l’azzeramento del consumo di suolo con l’aumento dell’offerta. Inoltre occorre trovare coi privati un equilibrio che consenta di reimmettere nel mercato della locazione tradizionale immobili che sono stati spostati sul segmento degli affitti brevi».

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