Che vi sia una grande abbondanza di cibo e che debba costare poco è un’ipocrisia tutta occidentale. Ma, tra fenomeni estremi della crisi climatica e speculazioni finanziarie, quell’abbondanza viene meno e con essa forse anche l’ipocrisia.
È la fotografia contenuta in “L’ipocrisia dell’abbondanza – perché non compreremo più cibo a basso costo“, l’ultimo libro di Fabio Ciconte, che verrà presentato domenica prossima, 8 ottobre, all’interno del Terra di Tutti Film Festival. L’incontro si terrà alle 16.30 in piazzetta Pasolini ed è organizzato in collaborazione con Camilla – Emporio di comunità e l’associazione Terra!

Al Terra di Tutti Film Festival l’incontro sull’ipocrisia dell’abbondanza di cibo

È lo stesso autore, che è giornalista, ambientalista, co-fondatore e direttore generale dell’associazione Terra!, a raccontare dove è nato lo spunto per il suo libro. «Prende le mosse da una frase del presidente francese Emmanuel Macron – spiega – che rientrato per un consiglio dei ministri, in una sorta di discorso alla nazione, ha sostenuto che, a causa delle molteplici crisi che stiamo vivendo, come la coda della pandemia, la guerra in Europa, la crisi climatica e quella energetica, è finita l’epoca dell’abbondanza».
Da qui Ciconte si è interrogato su chi ha beneficiato di questa abbondanza, se è proprio vero che ne hanno beneficiato tutti. E la risposta è ovviamente negativa.

Il libro rappresenta anche una sorta di manuale di istruzioni per capire i fenomeni che ruotano attorno al cibo. Da un lato, infatti, Ciconte smonta la costruzione mediatica che vi è stata, ad esempio, attorno alla cosiddetta “crisi del grano” per via della guerra in Ucraina. Il blocco russo, raccontato dai media come foriero di carestia, in realtà non riguardava una percentuale dirimente del cereale prodotto a livello globale. Ma quel che è peggio è che una volta trovato l’accordo che ha sbloccato l’esportazione dall’Ucraina, la maggior parte del grano non è andato ai Paesi africani, ma agli allevamenti intensivi occidentali.

Di qui, Ciconte spiega a lettori e lettrici come il cibo sia diventato a tutti gli effetti una delle commodities che, in un mercato finanziario, vede nell’alimentazione umana solo una delle destinazioni, a cui vanno aggiunte l’alimentazione animale e la produzione energetica.
La finanziarizzazione del cibo è alla base anche di fenomeni speculativi che hanno generato inflazione, con un aumento dei prezzi che rischia di ostacolare lo stesso accesso al cibo ad un fetta crescente della popolazione, specie in un contesto in cui i salari non aumentano e il potere d’acquisto delle persone si riduce.

Le interconnessioni, però, non sono finite, perché la produzione di cibo è legata a doppia mandata anche alle questioni energetiche in uno dei settori, l’agricoltura, piuttosto energivori. È per questo, ad esempio, che il prezzo dei pomodori è triplicato, come racconta l’autore, al punto che nel prezzo finale di vendita i costi energetici hanno superato quelli per la stesa materia prima.
Ad aggravare il quadro è la crisi climatica, che con i suoi fenomeni estremi, tra siccità, alluvioni o grandinate, compromette sempre più i raccolti, quindi l’abbondanza di cibo evocata già nel titolo.

Nell’incontro del Terra di Tutti Film Festival, Ciconte dialogherà con Margherita Romanelli di WeWorld attraverso le ricerche sullo sfruttamento lavorativo nelle filiere agroalimentari dall’Italia alla Thailandia realizzate dal progetto #OurFoodOurFuture. Verrà inoltre presentato il report dell’associazione Terra! sul caporalato in Lombardia.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABIO CICONTE: