È cominciata di mattina presto, sfidando il freddo, la resistenza dei lavoratori del Collettivo di Fabbrica dell’ormai ex Gkn e dei solidali alla smobilitazione dello stabilimento di Campi Bisenzio, annunciato dalla proprietà, che ora si chiama Qf.
La proprietà dell’azienda, che ora vorrebbe svuotare la fabbrica, non ha rispettato l’impegno preso per la presentazione di un nuovo piano industriale e gli operai hanno rafforzato il presidio per impedire che vengano portati via i macchinari e i materiali.

La proprietà annuncia la smobilitazione, la resistenza alla Gkn

Nella giornata di ieri il Collettivo di Fabbrica ha lanciato un appello a quante e quanti hanno condiviso le lotte con i lavoratori Gkn in questi mesi, che si sono trasformate anche nella manifestazione di Bologna e in quella di Napoli di sabato scorso.
Davanti ai cancelli dello stabilimento, quindi, oggi si sono schierati i lavoratori e i solidali, che nella mattinata hanno anche dato vita ad un’assemblea. «L’assemblea serviva per spiegare la situazione a solidali e giornalisti, visto che noi siamo in presidio permanente da 16 mesi e abbiamo avuto un’assemblea anche ieri e ne avremo una questo pomeriggio», precisa ai nostri microfoni Dario Salvetti del Collettivo di Fabbrica.

I camion della proprietà questa mattina non si sono presentati e per gli operai è chiaro che l’azienda ha adottato una strategia di logoramento. «È come se ci punzecchiassero con un bastoncino come se fossimo un animale – osserva Salvetti – per vedere se siamo ancora vivi e mordiamo o se siamo stanchi e divisi».
Al contrario, la resistenza dei lavoratori non è finita e soprattutto non è passiva. Da tempo, infatti, il Collettivo di Fabbrica ha elaborato una sua proposta per il futuro dello stabilimento, che potrebbe diventare un polo della mobilità sostenibile.

In particolare, il Collettivo di Fabbrica è impegnato nella campagna per la realizzazione di una “fabbrica pubblica e socialmente integrata“, ma anche in “Insorgiamo”, una società di mutuo soccorso in via di creazione.
«Ci vorrebbe un intervento pubblico e una politica industriale pubblica – osserva Salvetti – Questo governo si dice sovrano, ma sono servi dei servi dei servi dei meccanismi finanziari e del grande capitale nella misura in cui sostengono di non avere strumenti per intervenire».

Quanto alla proprietà, il sospetto è che voglia pilotare la situazione verso il fallimento. Oltre a mancare un piano industriale per il rilancio dello stabilimento, «non ha accesso ad una cassa integrazione poiché manca una causale, forse non ha nemmeno una linea di credito bancario sugli investimenti, non ha presentato la documentazione per accedere ad un accordo di sviluppo con le istituzioni – evidenzia l’esponente del Collettivo di Fabbrica – Non lo diciamo noi, nessuno può dire il contrario. Se hai un’azienda ferma che brucia liquidità e non fai nulla per riportare il lavoro, il tema è se stai pilotando o meno deliberatamente il fallimento dell’azienda».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DARIO SALVETTI: