Dopo la grande manifestazione “Convergere per insorgere” a Bologna lo scorso 22 ottobre, sarà Napoli la città protagonista di una nuova mobilitazione. Il prossimo 5 novembre, infatti, il Collettivo di Fabbrica della Gkn scenderà in piazza insieme alle realtà partenopee all’interno dello stesso percorso di convergenza delle forze sociali, ecologiste e sindacali.
Mo bast… Insorgiamo” il titolo della manifestazione, che partirà alle 14.00 da piazza Garibaldi.

La convergenza per l’insorgenza di Napoli: il 5 novembre in piazza

Anche a Napoli la piattaforma dell’insorgenza è molto ricca. La convergenza delle realtà che organizzano l’iniziativa hanno messo al centro i temi del carovita, della precarietà, della povertà che colpiscono soprattutto il sud. Ma nel capoluogo campano si scenderà in strada anche in solidarietà al movimento delle disoccupate e disoccupati di Napoli, contro la criminalizzazione di chi lotta, contro guerra e patriarcato e per la giustizia climatica e sociale.

Gli organizzatori della piazza di Napoli intervengono anche sulla concomitanza con quella di Roma. «Le due iniziative sono sovrapposte fisicamente sul calendario – scrivono su Facebook – Non lo sono dal punto di vista della finalità generale. Entrambe le piazze sono contro la guerra».
Il processo di convergenza di lotte sociali, civili e climatiche che si è dato appuntamento a Firenze il 26 marzo, a Bologna il 22 ottobre e a Napoli il 5 novembre ha chiarito più volte la propria opposizione alla guerra come elemento per definizione radicato nell’attuale sistema sociale ed economico, però «Le due piazze però non vengono dalla stessa processualità. Vengono da processi che in passato si sono parlati, che si parleranno, che potranno concordare in alcune cose e in altre divergere», precisano gli organizzatori.

«Questa manifestazione è frutto di un processo che nasce dalla dichiarazione di operai e disoccupati – ha spiegato Eddy, uno degli organizzatori, durante la conferenza stampa di questa mattina a Napoli – È una cosa importante in un momento in cui si vuole produrre ancora di più una guerra fra poveri che vuole contrapporre i disoccupati da un lato, percettori o non percettori di reddito, con i lavoratori all’interno del ciclo produttivo che vengono sfruttati e sottopagati, senza il rispetto dei contratti collettivi nazionali».
Gli organizzatori sottolineano come il movimento dei disoccupati sia stato negli ultimi anni uno dei principali bersagli degli attacchi repressivi tra arresti, denunce, processi, multe, avvisi orali e teoremi delle Procure con accuse di associazione per delinquere e di pericolosità sociale.

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