Con il deposito delle motivazioni del processo di appello a carico di Paolo Bellini, condannato all’ergastolo in quanto ulteriore esecutore della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, si chiude un cerchio durato quarantaquattro anni.
«Sappiamo quasi tutto», hanno commentato i famigliari delle vittime della strage attraverso il presidente della loro associazione, Paolo Bolognesi, che ha aggiunto che quella del 2 agosto fu una strage politica a scopi eversivi.
Le parole di Bolognesi non sono deduzioni, ma sintetizzano una parte delle motivazioni della corte che non riguardano la posizione di Bellini, ma vanno oltre fino ai mandanti, al coinvolgimento di Licio Gelli e della P2.
Strage alla stazione di Bologna, le motivazioni della condanna a Paolo Bellini
A sintetizzare i contenuti delle motivazioni della sentenza ai nostri microfoni è la giornalista Antonella Beccaria, esperta del tema e autrice di diverse pubblicazioni in merito, ultima in ordine di tempo “Operazione Bologna. 1975-1980: l’inarrestabile onda della strategia della tensione”, libro scritto a quattro mani con la storica Cinzia Venturoli.
Beccaria spiega in sintesi gli elementi che hanno portato la corte a ritenere colpevole Bellini e a sostenere che «dal quadro probatorio emerge con assoluta certezza la piena colpevolezza di Paolo Bellini in ordine agli orrendi delitti a lui contestati».
Centrale, nel processo, è stato il video girato dal turista svizzero Harald Polzer che ritrae Bellini in stazione pochi minuti prima e pochi minuti dopo la strage, suffragato dal riconoscimento da parte dell’ex moglie Maurizia Bonini e supportato dagli esiti della consulenza fisioniomica.
La sentenza spiega anche che «è anche senza ombra di dubbio provata la falsità dell’alibi esposto da Bellini, alibi raffinatissimo organizzato nei minimi particolari ed eseguito altrettanto abilmente», e rivelatosi falso «solo perché Polzer decise di filmare l’arrivo del treno su cui era a bordo la sua famiglia pochi istanti prima dell’esplosione, documentando quindi la presenza di Bellini sul primo binario».
2 agosto 1980, non solo esecutori, ma anche mandanti e interessi comuni di criminalità diverse
Le motivazioni della sentenza, come dicevamo, affrontano anche il tema dei mandanti, il “documento Bologna” trovato addosso a Licio Gelli durante il suo arresto in Svizzera nel 1982 che documentava le somme di denaro necessarie per realizzare la strage e la provenienza di quei soldi, sottratti a Roberto Calvi del Banco Ambrosiano a sua insaputa, transitati per conti esteri e poi in contanti.
Elementi dettagliati che a oltre quattro decenni dalla strage fanno finalmente piena verità sull’attentato del 2 agosto 1980.
Ma cosa ci hanno insegnato i processi per la strage alla stazione di Bologna? «Negli ultimi anni noi abbiamo assistito a processi che nascono da eventi criminali di natura all’apparenza molto diversa – spiega Beccaria – Penso ad esempio a processi in Calabria nell’ambito della ‘ndrangheta stragista che si richiamano anche a quello che è avvenuto negli anni ’70, alla collaborazione tra organizzazioni criminali e la destra eversiva».
In altre parole, la strage di Bologna ha squarciato il velo su una compenetrazione e una condivisione di interessi tra forme criminali differenti, che hanno collaborato e sempre dialogato e che quando presentavano delle fratture non si sono ostacolate.
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