I lavoratori di Mediaworld tornano a scioperare, a sorpresa, con l’approssimarsi delle feste pasquali. Dopo un lungo silenzio, l’azienda ha comunicato la chiusura di punti vendita, il trasferimento coatto dei dipendenti al 31 marzo, la non volontà di rinnovare i contratti di solidarietà e il taglio delle maggiorazioni per il lavoro domenicale. L’intervista ad Andrea Carra della Filcams Cgil dell’Emilia Romagna.

Avevano già incrociato le braccia lo scorso 3 marzo, ma la vertenza non si è risolta. Così i lavoratori dei punti vendita di Mediaworld sparsi per l’Italia torneranno a scioperare per altre 8 ore, a sorpresa, con l’avvicinarsi delle feste pasquali.
Le decisioni unilaterali dell’azienda, la Mediamarket, sul futuro di quasi 180 dipendenti vengono ritenute inaccettabili da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, al punto di proclamare l’agitazione nazionale.

Tutto ha avuto inizio nel 2015, quando la crisi si è fatta sentire nei negozi di tecnologia e ha portato l’azienda a proclamare 900 esuberi. La situazione si è parzialmente risolta con uscite volontarie incentivate e l’attivazione di contratti di solidarietà in alcuni punti vendita.
La questione è però riesplosa lo scorso febbraio quando, dopo lunghe sollecitazioni dei sindacati, l’azienda ha fissato un incontro in cui ha comunicato, senza margine di confronto, quali sarebbero state le iniziative adottate, una delle quali dopo nemmeno 40 giorni.

“Ci è stato comunicato – spiega ai nostri microfoni Andrea Carra della Filcams Cgil Emilia Romagna – che il 31 marzo avrebbero chiuso due punti vendita ritenuti non sostenibili, quello di Grosseto e quello di Milano all’interno della stazione centrale, che non erano negozi interessati dai contratti di solidarietà“. L’azienda non ha manifestato l’intenzione di licenziare, ma di trasferire i dipendenti in altri punti vendita.
Stesso destino potrebbe toccare ai lavoratori che si trovano ora in contratto di solidarietà: l’azienda non ha intenzione di rinnovarla, ma di operare altri trasferimenti.

A trasferirsi, secondo quanto comunicato dall’azienda, sarà anche la sede amministrativa, che da Curno (in provincia di Bergamo) andrà nei pressi di Monza e così dovranno fare i 500 dipendenti che vi lavorano.
Infine, dal primo maggio verrà ridotta dal 90% al 30% la maggiorazione per il lavoro domenicale. Il tutto senza possibilità di una trattativa sindacale.

“Per prima cosa abbiamo chiesto la convocazione al Ministero – fa sapere il sindacalista – sperando che un tavolo con una parte terza possa servire a ripristinare relazioni più corrette”.
E poi l’agitazione che avverrà in questi giorni e che cercherà di far capire a Mediamarket che i lavoratori fanno sul serio.
Anche perché i sindacati hanno forti dubbi sull’affidabilità della proprietà. “Ci è stato detto che la chiusura di un punto vendita presente in un centro commerciale non ci è stata comunicata prima perché la disdetta era arrivata poche ore prima il nostro incontro del 16 febbraio – osserva il sindacalista – ma quando abbiamo consultato il centro commerciale ci è stato detto che la disdetta era stata decisa fin da settembre scorso”.

“A un lavoratore di Grosseto che ha chiesto garanzie sulla continuità lavorativa nella sede in cui sarebbe stato trasferito – continua Carra – l’azienda ha risposto che per sei mesi poteva stare tranquillo”.
In Emilia Romagna, al momento, non dovrebbero esserci problemi per i 350 lavoratori presenti nei 10 punti vendita, ma l’incertezza regna sovrana. I sindacati, infatti, hanno chiesto un elenco di negozi considerati a rischio di sostenibilità, ma l’azienda si è rifiutata di fornirla.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANDREA CARRA: