Il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35 viene confermato in pieno. Il governo decidere di non attuare il dimezzamento, chiesto dalla campagna “Taglia le ali alle armi” e da una mozione votata dal Parlamento. La conferma nel Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa. I pacifisti: “Parlamento e cittadini esautorati, torneremo a mobilitarci”.

Era stato al centro dei temi della campagna elettorale e, addirittura, argomento interno al Partito Democratico per la leadership. Il Parlamento si era anche espresso in modo chiaro con una mozione che ne prevedeva il dimezzamento, ma il governo ha invece confermato in pieno il programma di acquisto dei cacciabombardieri F35.
Dopo mesi di richieste di chiarezza e trasparenza, la campagna “Taglia le ali alle armi” ha avuto la conferma che nessun taglio era stato operato leggendo il Documento Programmatico Pluriennale per la Difesa, dove vengono previsti 10 miliardi di euro di spesa per l’acquisizione e il supporto logistico agli F35.

“La decisione del Governo Renzi di non toccare il budget destinato ai caccia F-35 – commentano gli attivisti – si configura soprattutto come uno schiaffo al Parlamento che, l’autunno scorso e anche sulla base della pressione popolare e della nostra Campagna, aveva votato una mozione per il dimezzamento del budget del programma”. Il dato grave, secondo i pacifisti, è il non rispetto della volontà parlamentare, e in ultima analisi popolare.
“Se il governo vuole acquistare gli F35 – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca, portavoce della Rete Italiana Disarmo – lo dica apertamente e non tenga nascosta, come ha fatto finora, la sua volontà”. Il sospetto è che il premier Renzi e la ministra della Difesa Pinotti sappiano che la maggioranza degli italiani siano contrari all’acquisto e procedano con un profilo basso.

Sono 3,5 i miliardi di euro già spesi per i cacciabombardieri solo per le fasi preliminari, ai quali vanno aggiunti altri 900 milioni di euro per i contratti di acquisizione degli aerei.
Una spesa insostenibile, anche in virtù di quanto si potrebbe fare nel sociale con quei soldi, come la campagna ha calcolato e spiegato nei mesi scorsi e che probabilmente ora torneranno al centro di mobilitazioni già annunciate in seguito alla notizia del mancato dimezzamento.
Giusto venerdì scorso, inoltre, è stata depositata alla Camera la proposta di legge popolare per un’altro modello di difesa, pacifica e non-violenta, che ha ottenuto anche l’appoggio di sindaci di città importanti.