A Bologna anche Coop lascerà il centro commerciale Minganti, da cui era già cominciata una fuga di diversi negozi. La crisi degli ipermercati parte dagli Stati Uniti, innescata dall’e-commerce, ma colpisce anche l’Italia. Le persone iniziano a prediligere i piccoli negozi di vicinato. Il Comitato Becco contro il supermercato di via Libia punta il dito sull’Amministrazione: “Se è in crisi il modello perché tutte quelle autorizzazioni a costruire?”.

Il 3 marzo Coop Alleanza 3.0 lascerà il Centro commerciale Minganti in via della Liberazione. Con l’abbandono del colosso della Gdo, il centro commerciale si avvia verso la chiusura definitiva, dopo che già molti negozi della galleria avevano dato forfait. Al centro della crisi ci sarebbero i costi di affitto troppo esosi, che hanno fatto arrabbiare anche il presidente del Quartiere Navile Daniele Ara: “La società Investire Sgr propone affitti esagerati e fuori mercato, non si può andare avanti così”.

La chiusura delle Minganti, però, si inserisce in una crisi più ampia del modello-ipermercato, che è partita dagli Stati Uniti ed è arrivata anche in Europa e in Italia.
Negli Stati Uniti la crisi è stata innescata dall’e-commerce e da una profonda mutazione degli stili di consumo. Al punto che i dati sulle chiusure (circa 13mila lo scorso anno) hanno proporzioni spaventose.
In Italia il fenomeno ha dimensioni diverse, ma i dati sul fatturato della gdo degli anni dal 2010 al 2016 (-8,6%) e quelli di Federdistribuzione (un ulteriore -2%), lasciano pensare che il “contagio” abbia investito anche il nostro Paese.

Il fenomeno, nello Stivale, si manifesta in modo diverso. Nonostante le ambizioni, Amazon è lungi dal modificare radicalmente le modalità di acquisto, anche se alcune catene stanno attivando propri servizi di delivery per attrezzarsi all’eventualità.
Quel che si registra da noi, invece, è, da un lato, la polarizzazione del consumo tra discount con prezzi bassissimi e “food boutique” con cibi costosi e di presunta alta qualità; dall’alto lato sta avvenendo una sorta di riscoperta dei piccoli negozi di vicinato.

Le strade che stanno intraprendendo le imprese della gdo seguono alcune direttrici. Anzitutto non più grandi cattedrali del consumo nella prima periferia, ma piccoli negozi nei centri storici, proprio per intercettare la nuova tendenza che penalizza le macro-spese in favore dell’acquisto dello stretto indispensabile dalla bottega vicino a casa. Per competere con la vecchia bottega di fiducia, tra le poche rimaste, inoltre, la gdo sta lavorando sulla qualità, spingendo sui prodotti freschi e freschissimi.

È anche alla luce della crisi di questo modello che il Comitato Becco, che si oppone alla realizzazione di un supermercato in via Libia, pone delle domande e punta il dito contro l’Amministrazione comunale.
Se gli ipermercati chiudono – domanda ai nostri microfoni Jadel Andreetto del comitato – perché l’Amministrazione continua ad autorizzare nuove costruzioni?“. Ai detrattori del progetto sono state fornite risposte non convincenti, come vincoli posti dai piani regolatori od operazioni intraprese per colmare buchi di bilancio dell’ex Provincia.

“Possiamo solo ipotizzare cosa spinga a costruire supermercati nonstante il modello sia in crisi – continua Andreetto – Può esserci speculazione edilizia, può esserci riciclaggio di denaro sporco, come accaduto in Lombardia. Non ho elementi per dire che questi fenomeni si stiano manifestando anche da noi, ma la domanda sul perché l’Amministrazione consenta una cosa del genere sorge spontanea”.
Per l’esponente del comitato, dunque, le autorizzazioni del Comune denotano un’assenza di visione sulla città.

Guardando ancora avanti, c’è un altro fenomeno che potrebbe manifestarsi. Palazzo D’Accursio aveva giustificato l’intervento di via Libia anche con la necessità di avere un presidio sul territorio  per garantire sicurezza. Una ragione che verrebbe meno se il supermercato aprisse e fallisse nel giro di poco.
“A quel punto sì che si creerebbe un problema di degrado – osserva Andreetto – sia ambientale, sia per fenomeni che potrebbero manifestarsi in quelle strutture abbandonate”. Oltre all’inquinamento prodotto per la loro realizzazione, la crisi dei centri commerciali potrebbe portare a nuove “cattedrali nel deserto” nelle città e nelle periferie.

“Nel luogo dove ora vorrebbero costruire il supermercato di via Libia – conclude l’esponente di Becco – prima c’erano le Officine Vulcaniche, che organizzavano iniziative culturali che rappresentavano un vero presidio”. Non è dunque un supermercato a potere assolvere a quel ruolo.
Molto meglio, allora, riqualificare la zona attraverso ciò che prevedeva il progetto originario: la realizzazione di un parco che, oltre che più economica, poteva essere la soluzione più facile per dotare la Cirenaica di un nuovo spazio di socializzazione per le persone.

ASCOLTA L’INTERVISTA A JADEL ANDREETTO: