Al Savena ci sono ben sette Case di Quartiere, di cui una vuota da anni e una che potrebbe ospitare ben più iniziative rispetto alle attuali. Eppure il Comune di Bologna decide di chiudere Villa Paradiso.
È anche questa una delle argomentazioni dei gestori del centro sociale e culturale sotto sfratto, dopo che l’Amministrazione ha deciso che, alla scadenza della convenzione, lo spazio di via Emilia Levante 138 non sarà più una Casa di Quartiere, ma ospiterà un progetto di welfare rivolto agli anziani.
«Ci sono altre Case di Quartiere vuote», Villa Paradiso lotta contro la scelta del Comune
Una delle obiezioni sollevate da Villa Paradiso è proprio il fatto che il progetto di welfare suona come un pretesto. A confermarlo non sarebbe solo il tweet dell’eurodeputata del Pd Pina Picierno, che esultava per la decisione del Comune di non rinnovare la convenzione con quella che definisce una «associazione filorussa», ma anche la disamina degli spazi presenti nel Quartiere Savena e la reale necessità di utilizzare proprio quello al centro delle polemiche nei mesi scorsi per il progetto comunale.
Nello specifico, sempre al Savena, più precisamente in via Ponchielli 21, c’è una Casa di Quartiere, denominata “San Rafael”, che secondo il presidente di Villa Paradiso Maurizio Sicuro «è chiusa da sei anni». Ma anche tra gli spazi ancora aperti c’è chi «potrebbe fare di più», come la Casa del Gufo in via Luigi Longo 12.
Ulteriori elementi riguardano ciò che accadrà nell’edificio che ora è Villa Paradiso. «Cambia la destinazione di questo posto – osserva Sicuro – ma la cosa è incredibile è che l’Associazione Armonie, che giustamente sta al piano di sopra rimane, le Cucine Popolari che noi ospitiamo quattro giorni alla settimana rimangono e gli unici che vanno via siamo noi».
Insomma, se c’era la volontà di cacciare gli attuali gestori, in particolare per le iniziative filorusse ospitate dal centro, sarebbe stato più onesto che l’Amministrazione lo avesse detto apertamente e senza utilizzare pretesti come un progetto di welfare per anziani basato, secondo il Comune, su un’indagine dell’Asl sulle fragilità. «Noi siamo andati a leggerci quel documento e ci sono altre zone nel quartiere che sono messe peggio, quindi la loro teoria non è vera».
Gli attuali gestori hanno avuto modo di sostenere che attraverso le loro attività fanno già welfare, ad esempio con i 500 iscritti all’associazione o le 250 persone che frequentano i corsi che si svolgono nella struttura e che prima del loro arrivo semplicemente non esistevano.
Per queste ragioni da Villa Paradiso sono partite due raccolte firme: una riservata ai residenti del quartiere, nel quale si chiede di convocare una seduta aperta del Consiglio per affrontare la questione. Oltretutto, sottolinea Sicuro, «il Quartiere aveva votato per la nostra permanenza». La seconda, invece, aperta a tutta la cittadinanza, chiede al sindaco Matteo Lepore di revocare la decisione o di aprire un tavolo di discussione.
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