Fiumi d’inchiostro sono stati versati in vari saggi per spiegare l’incredibile abilità con la quale Miklos Rozsa fa un intelligentissimo uso della tecnica wagneriana dei leit-motiven o motivi conduttori (anche se Wagner stesso li definiva assai più appropriatamente grund-motiven, ovvero motivi generatori, in quanto non si ripresentano mai tali e quali, ma modificati ogni volta in relazione alle situazioni ed agli stati d’animo dei personaggi ai quali si riferiscono), non riducendosi come certi epigoni a ripresentare questa formula sempre tale e quale e quindi banalizzandola a mero cartello indicatore. Ma, oltre a ciò, Rozsa riesce nella mirabile impresa di trascendere i limiti intrinseci d’una colonna sonora, che impongono temi brevi e sviluppi limitati, concatenando motivicamente fra loro i singoli brani che la compongono, sì da produrre la netta sensazione, nell’ascolto senza soluzione di continuità, di un unico organismo compatto, una sorta d’immenso poema sinfonico privo di cesure.

Tutto questo lo si trova espresso nella maniera più perentoria nella musica composta da Rozsa per il film del 1959, “Ben Hur”, con la regia di William Wyler e Charlton Heston come protagonista. Considerata il suo miglior lavoro in assoluto, composta nell’arco d’un anno abbondante in Italia, venne registrata con grande dispiego di mezzi tecnici, comprensivi d’una consolle di missaggio a 6 canali, in spettacolare stereofonia, in 12 sedute per complessive 72 ore, presso l’MGM Scoring Stage di Culver City in California, con l’autore a capo della MGM Studio Orchestra portata per l’occasione a 100 elementi. Con questa conseguirà il suo terzo Oscar, seguiranno nel corso dei decenni svariate edizioni discografiche, sia più o meno estese che parziali, ad opera anche d’altri interpreti, a testimonianza d’un successo venuto mai meno.

Ai fini d’una maggiore autenticità Rozsa fece uso di antichi motivi greci e romani, con impiego di percussioni etniche, il tutto inserito in un’orchestrazione sontuosa, chiaramente influenzata dai modelli respighiani e pizzettiani. Piccola curiosità: per contro l’evidente modello della celeberrima “Parata dei carri”, si direbbe l’inizio del quarto atto del “Nerone” di Boito, rappresentato postumo alla Scala nel ’24, che presenta singolari similiudini, ed in effetti c’era stata una rappresentazione del “Nerone” al San Carlo di Napoli nel ’57, radiotrasmessa, ed essendo Rozsa di casa anche in Italia, mi riesce difficile pensare che non l’avesse nelle orecchie, durante la composizione di “Ben Hur”, visto che il film è uscito un paio d’anni dopo; questo peraltro non inficia affatto il giudizio complessivo sulla partitura che resta assolutamente degna di torreggiare fra le migliori partiture cinematografiche di tutti i tempi.

Quella che però si ascolterà nelle 2 parti in cui e’ suddivisa la puntata in onda giovedì 19 settembre, è la prima registrazione integrale della musica di “Ben Hur”, comprendente anche i brani inutilizzati nel film, avvenuta nel gennaio e nell’aprile del 2017, agli Smecky Musical Studios di Praga, con il Coro (maestra del coro Miriam Nemcova) e l’Orchestra Filarmonica della Città di Praga, diretti da Nic Raine (primo violino Lucie Svehlova); orchestra di 96 elementi più percussioni aggiuntive e coro di 80, il tutto edito nello stesso anno in doppio cd dalla Tadlow, per circa 157 minuti di musica complessivi. Da notare che sia il produttore James Fitzpatrick che Nic Raine sono entrambi compositori essi stessi di colonne sonore e direttori d’orchestra (anzi, il primo a crederci in questi progetti mettendoci dei soldi di tasca propria e’ il produttore), a riprova di quanto amore e passione ci fosse in questo genere di realizzazioni, chiaramente destinate ad una nicchia di pubblico estremamente specializzato.

“Un tocco di classico” va in onda ogni giovedì, alle ore 24, su Radio Città Fujiko, in streaming ed in fm 103.1 mhz.

—- Gabriele Evangelista —-