Desolante bilancio per la Campagna “Diritti alla stagione” promossa da Cgil e Filcams-Cgil per informare e monitorare le condizioni dei lavoratori stagionali impiegati in alberghi e ristoranti. Tra irregolarità e “lavoro grigio”, fa il suo ritorno sulla scena il lavoro a cottimo.
Lavoratori stagionali in primo piano
Non deve essere troppo interessato all’evoluzione del dibattito sul Jobs Act, il proprietario di quel ristorante romagnolo che si è inventato un metodo di calcolo del compenso di un cuoco stagionale impiegato nel suo esercizio. Con encomiabile visione del futuro, libera dai lacci e lacciuoli che troppe volte hanno tarpato le ali all’iniziativa privata in questo paese, e, va sottolineato, senza che glielo chiedesse l’Europa, ha deciso di ancorare la paga del suo addetto di cucina al numero dei coperti realizzati dal ristorante. In sostanza, il cuoco percepiva un euro a coperto.
Questa è solo una delle storie raccolte dal “camper dei diritti“, il mezzo che per più di un mese ha attraversato in lungo e largo la riviera romagnola, nell’ambito della campagna promossa da Cgil e Filcams-Cgil, “Diritti alla stagione”.
“E’ stata una sorta di Camera del Lavoro itinerante, che è servita a informare i lavoratori su diritti, tutele e contratto nazionale.” spiega Paolo Montalti, segretario regionale della Filcams-Cgil.
“Abbiamo riscontrato -continua Montalto- grosse problematiche, con un utilizzo ancora più massiccio delle forme di lavoro irregolari, una sorta di “lavoro grigio”. E’ gravissimo quanto accaduto al cuoco con l’utilizzo del lavoro a cottimo, qualcosa che va contro la legge.”
Ma quell’episodio non è isolato, perchè, come racconta il sindacalista, molte sono le testimonianze di addette alle pulizie, alle dipendenze di false cooperative, che venivano pagate “a stanza”.
“E’ come se ormai fosse implicito per le imprese che, a una difficile situazione economica generale -fanno sapere dalla Filcams- si debba rispondere con forme di “assunzione” sempre più flessibili, ai margini della legalità e ritagliate sulle loro necessità, costringendo i lavoratori ad accettare sempre più onerosi compromessi.”