L’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, è solo la miccia di quanto sta accadendo in Turchia negli ultimi giorni. La repressione del regime guidato da Recep Tayyip Erdoğan nei confronti degli oppositori politici, in uno dei tanti repulisti che il presidente turco ha ordinato per togliere di mezzo i competitors, in realtà è solo una delle ragioni che hanno portato in piazza centinaia di migliaia di cittadini e cittadine in molte città della Turchia.
A spiegarlo ai nostri microfoni è il giornalista Murat Cinar, che rievoca il movimento di Gezi Park per spiegare come dobbiamo leggere ciò che sta accadendo in questi giorni.
La rivolta sociale contro Erdoğan innescata dall’arresto del sindaco di Istanbul
Negli ormai 25 anni al potere, però, Erdoğan è stato abile ad utilizzare anche lo scenario internazionale per costruire un’immagine positiva di sé in patria. In questo senso tutti hanno contribuito al mantenimento del suo potere, attraverso accordi, come quello dell’Europa sui migranti provenienti dalla Siria, ma anche dal punto di vista dei rapporti commerciali o del ruolo di mediatore col quale il presidente turco si è proposto per la risoluzione di conflitti.
«Senza giri di parole – osserva Cinar – tutti hanno fatto di tutto per mantenerlo al potere. Come disse Mario Draghi “è un dittatore che ci serve”».
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