Riparte a Bologna il festival sociale di documentari provenienti e narranti il sud del mondo somerso dall’economia e dall’informazione. Dal 6 al 9 ottobre 45 prioezioni nella Cineteca di Bologna daranno spazio a tutte quelle narrazioni provenienti da un mondo considerato di periferia. Tema centrale i migranti e i confini della “fortezza europea”.

Come fanno notare Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca, e Stefania Piccinelli di GVC nell’intervista che potete ascoltare qui sotto questi film faticano a trovare spazio: “sono film e documentari di alta qualità, destinati a non essere visti. E’ incredibile, e allarmante, come il nostro paese sia così disattento a quelle che sono le grandi questioni del nostro tempo”.

Organizzato dalle ong Cospe (Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti) e Gvc (Gruppo di volontariato civile), la quattro-giorni di proiezioni gratuite racconterà, con oltre 45 film in cartellone ed eventi collaterali, conflitti sociali e guerre dimenticate, migrazioni e traffici di esseri umani, ma anche nuove speranze e nuove azioni – come la primavera araba e le battaglie in difesa delle risorse naturali – narrate direttmente da chi queste esperienze le ha tatuate sulla pelle.
A inaugurare la rassegna al Lumière di Via Azzo Gardino, la proiezione del film Plus jamais peur, sulla rivolta tunisina che si è fatto aprire le porte di Cannes. A presentarlo, il regista Mourad Ben Cheikhfilm.
Si partirà con la sessione “fortezza Europa”, dedicata ai profughi che si affidano ai barconi del Mediterraneo e a quei paesi a nord dell’Africa che dovrebbero ridargli lavoro, dignità e una vita – e dove invece, spesso, vengono privati di tutte e tre.

Testimone d’eccelennza quest’anno in giuria, il giornalista della Sierra Leone Sheriff Bah, che una volta approdato in Libia ha tentato di ricostruirsi una vita lavorando sul giornale online newstimeafrica.com. Ora esule, nelle sue cropnache racconta il viaggio che l’ha visto stipato assieme a oltre 800m profughi nel viaggio alla volta di Lampedusa. Da lì, la Puglia, infine a maggio, Bologna dove è attualmente ospite come richiedente asilo a Villa Aldini.
E ancora, assieme ai migranti arrivano immagini di cellulare che raccontano della Guantanamo lampedusana (Harraguantanamo, di Ilyes ben Chouikha), ci si infila nei Recinti dei Cie italiani con Manduria 2011 (di A.G.Caldarola), e telecamere in presa diretta a Ventimiglia per La fabbrica dei Clandestini -vol.2 (Teleimmagini di Biologna).

Non mancheranno le giovani generazioni: i video partecipati bolognesi spazieranno dalla Costituzione al carcere minorile del Pratello.
Un nuovo viaggio invece emerge frai temi d’attenzione della rassegna: quello nelle miniere. Zambia, Peru, Congo. Come spiega Jonatahn Ferramola, che ha curato la direzione artistica: “Avvicinandoci all’anniversario del dramma dei minatori cileni, abbiamo pensato di far luce su una realtà che l’Italia d’inizio secolo conosce bene e che ormai ha abbandonato, sepolto, nel passato e che per una parte del mondo è attualità”.

E ancora: “Giornata della terra”, sabato 8. Anche qui, andrà in scena la lotta per una sovranità, quella delle risorse alimentari, ormai privilegio appaltato al mondo cosiddetto globale. Accompagnerà la giornata, il consueto mercato della terra al Lumière, con prodotti a km zero. Soprattutto, alle 15 ci verrà ricordato con la proiezione di un’intervista a Vittorio Arrigoni, il suo appello: “Restiamo umani”, che continua a risuonare anche dopo la sua uccisione a Gaza lo scorso aprile.

Importante evento fuori concorso, la proiezine in anteprima nazionale del film-reportage La vida Loca, che documenta la vita e i traffici dei maggiori narcotrafficanti dal San Salvador, realizzato dal giornalista Christian Poveda, e ucciso 15 giorni dopo l’uscita del film.

Sempre frai cosiddetti eventi collaterali al Festival, oltre al “Terra di Tutti Photo Contest”, concorso per reportage e scatti sui diritti umani (le foto dei finalisti saranno esposti fino al 15 ottobre presso la Casa della Fotografia), una selezione i fotograzie che da dalla cina fino a Osmannoro, racconta i capannoni del lavoro cinese tanto incisivo quanto invisibile in Italia, e la tavola rotonda assieme ai fotografi del progetto “Artocracy” al Tpo di via Casarini (mercoledì 5 ottobre a partire dalle 19) dal titolo “Tunisia after generation: dal muro al web 2.0 un’epoca in rivolta”, per raccontare l’incisività della rete e il suo attivismo nella primavera araba. Sempre al Tpo, sabato sera, uno spettascolo di danzatrici rom venute dall’India e cibo rumeno verrà proposto dall’associazione Aven Amenza in collaborazione col centro sociale prima del TTFF-Party.

Ilaria Giupponi