In tutta Italia oggi incrociano le braccia e in Emilia-Romagna sono scesi in piazza, in particolare con un presidio davanti la Regione. Sono i lavoratori e le lavoratrici di Tim, che scioperano contro il rischio di “spezzatino” che si avrebbe qualora la dirigenza decidesse per uno scorporo della rete.
Ciò, secondo Cgil, Cisl e Uil, produrrebbe dei rischi occupazionali, ma anche problemi relativi al diritto alla connettività dei cittadini, che durante la pandemia si è rivelato essenziale.

«No allo spezzatino»: lo sciopero nazionale dei lavoratori Tim

È Antonio Rossa, segretario regionale della Slc-Cgil dell’Emilia-Romagna, a spiegare ai nostri microfoni le ragioni dello sciopero. «Siamo in piazza per difendere un’azienda strategica come la Tim, per difendere l’occupazione perché c’è il rischio di uno spezzatino, ma anche per difendere il diritto alla connettività».
Il prossimo 2 marzo si riunirà il consiglio di amministrazione e il nuovo amministratore delegato, Pietro Labriola, non ha smentito le voci di uno scorporo della rete.

I sindacati chiedono una rete unica, di nuova generazione, integrata verticalmente in una grossa azienda come Tim, con un forte controllo pubblico dell’azienda, in grado di sviluppare la tecnologia come sta avvenendo in altri Paesi europei.
Sono più di 40mila i lavoratori di Tim a livello nazionale, che salgono a 80mila considerando tutto il settore delle telecomunicazioni. In Emilia-Romagna i dipendenti Telecom sono più di 3500 e la preoccupazione per gli effetti sull’occupazione che si potrebbero creare da uno scorporo della rete è sentito dalle persone scese in piazza quest’oggi.

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