196 aventi diritto, 193 votanti (pari al 98,5%), 193 voti a favore e nessuno contro. I lavoratori e le lavoratrici della Saga Coffee di Gaggio Montano hanno approvato all’unanimità l’intesa siglata da Fiom e Fim con la proprietà della Newco che subentrerà al Gruppo Evoca nello stabilimento sull’Appennino bolognese. La fabbrica, dunque, non chiude e la gran parte dei lavoratori verranno riassorbiti, mentre per i pochi esclusi, una trentina, è previsto un sistema di incentivi e protezione sociale. Almeno una decina di lavoratori, invece, resteranno a lavorare con Evoca.
«È la vittoria della comunità», afferma ai nostri microfoni Primo Sacchetti, funzionario della Fiom che ha seguito la vertenza.

Saga Coffee, l’intesa approvata e la vittoria della comunità

Erano oltre 200 le lavoratrici e i lavoratori che rischiavano il posto a Gaggio Montano, nello stabilimento Saga Coffee. La multinazionale aveva annunciato unilateralmente di voler delocalizzare la produzione e la fabbrica, che si trova in un territorio non certo ricco di opportunità lavorative, rischiava di chiudere con grandi contraccolpi su tutto l’Appennino.
La lotta di lavoratrici e lavoratori non si è fatta attendere. Sfidando il freddo, il presidio permanente davanti all’entrata dello stabilimento ha resistito diversi mesi mentre i sindacati e le istituzioni, Regione in primis, tentavano di trovare una soluzione. Che poi è arrivata con nuovi imprenditori interessati e la costituzione di una Newco.

L’accordo approvato ieri prevede l’assunzione di almeno 137 lavoratori entro i dodici mesi che saranno interessati al ricorso alla cassa integrazione straordinaria per cessazione di Saga Coffee (indicativamente a decorrere dal 1 marzo 2022). Il numero dei lavoratori, però, salirà a 150 nell’ipotesi in cui Invitalia dovesse confermare il proprio ingresso nella compagine sociale della Newco. Sempre nell’accordo trova spazio la definizione di un Piano Sociale da parte di Saga Coffee che prevede, tra l’altro, un sistema di incentivazioni all’esodo che arriva fino a 85.000 euro lordi.

«A portare ad una conclusione positiva è stata l’unità di un sistema complessivo – osserva Sacchetti – che ha riguardato in primis le istituzioni, con il ruolo davvero importante giocato dalla Regione Emilia-Romagna, in particolare l’assessore Vincenzo Colla. Ma soprattutto il territorio ha dato una prova straordinaria, che è una caratteristica della montagna». Per il sindacalista della Fiom è la comunità che fa la differenza in questi casi. E le testimonianze della comunità dell’intera Città Metropolitana al presidio non sono mancate, con tanta solidarietà espressa a lavoratrici e lavoratori.

Nonostante la conclusione positiva della vertenza, però, ci sono questioni che restano irrisolte nel mondo del lavoro italiano. Uno su tutti è il tema delle delocalizzazioni, al centro anche delle promesse del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che era salito a Gaggio Montano ad incontrare i lavoratori. «L’ultimo decreto che ha fatto – sottolinea Sacchetti – è stato assolutamente insufficiente».
Il problema resta, dunque, e le multinazionali continuano a «stuprare i territori», dice il sindacalista con un’espressione forte. La dinamica è spesso la stessa: le multinazionali arrivano, acquisiscono il marchio e se ne vanno. L’ultimo decreto prevede multe per queste aziende, ma il tema economico per loro non è mai stato un problema.

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