La compagnia giapponese The Tokyo Ballet festeggia in questo 2024 il 64° anno di attività e con una data unica al Teatro Comunale di Bologna riesce ad entusiasmare il pubblico presente all’evento andato in scena il 27 novembre con un pubblico molto variegato di famiglie e giovani, oltre ai più consueti frequentatori abbonati. Alla direzione della compagnia, dall’agosto 2024, c’è Yukari Saito che per nove anni ne è stata direttrice artistica. Da giovane danzatrice, Saito aveva frequentato a Mosca le lezioni delle maestre Marina Semionova ed Ekaterina Maximova e danzando nel Tokyo ballet ha potuto interpretare La Sylphide al Bolshoi e al Mariinsky oltre che al Theatre oltre che al Teatro Nazionale Shevchenko di Kiev tanto da essere appellata dalla critica russa come la “Marie Taglioni Japponese”. Per 28 anni Saito ha danzato come principale ballerina della compagnia ricoprendo tutti i ruoli di spicco del repertorio esibendosi nelle più importanti prime danzando anche nel celebre balletto “La Bayadere”.

La prima coreografia presentata a Bologna dal Tokyo Ballet è stata proprio tratta da “La Bayadère“, balletto in 4 atti e 7 scene la cui prima avvenne a San Pietroburgo al Bolshoi nel 1877 su coreografie di Marius Petipa che era anche autore del soggetto. La versione presentata dalla compagnia giapponese è stata quella di Natalya Makarova che ha rielaborato quella originale di Petipa ed è stato eseguito precisamente il secondo atto denominato “Il regno delle ombre” spesso presentato in maniera a sé stante. Il brano è ambientato nel mondo dei morti dove il guerriero Solor innamorato della baiadera Nikia, alla morte di lei sprofonda nel mondo dei sogni sotto l’effetto del narghilé e si ritrova nel regno delle ombre. Lì ritrova Nikia a cui giura eterno amore. A danzare sulle musiche, registrate, di Lèon Minkus, arrangiate in modo molto coinvolgente da John Lanchbery, sono i primi ballerini del Tokyo Ballet con la prima ballerina ospite Mizuka Ueno.

Suggestiva è tutta la prima parte de Il regno delle ombre con le numerose danzatrici disposte in tre file che creano un lungo serpentone di anime che aleggiano intrecciando visivamente le gambe. Piacevolissimi gli assoli delle tre soliste che vanno a rompere l’unisono delle danzatrici di fila e preparano al climax musicale ed emotivo verso i passi a due e gli assoli dei primi ballerini in un finale travolgente.

La seconda parte della serata è dedicata a due coreografie entrambe di Maurice Béjart: la prima il pas de deux del Romeo e Giulietta su musica di Berlioz e la seconda sulla celeberrima musica della Sagra della primavera di Stravinskij.

Romeo e Giulietta nella visione di Béjart doveva diventare un opera lirica vista attraverso il balletto. “Ho creato- ha affermato il grande coreografo- questo lavoro in cui sia l’amore che l’odio si intrecciano in un labirinto, e ho cercato di srotolare la pergamena di una storia che è diventata un mito.” Unendo il romanticismo di Berlioz e la forza della tragedia shakespeariana, Bejart ha creato una coreografia in cui si percepisce la dolcezza dell’amore giovanile dei due protagonisti, freschi, ingenui, spensierati, gioiosi nel loro duetto, mentre attorno a loro si preparano coltelli e vendette in una faida familiare in cui nessuno rimarrà vivo alla fine, ma della quale i due giovani si accorgono solo quando è troppo tardi, quando tante teste sono già cadute. Solo allora l’ingenuità svanisce e compare uno sguardo smarrito nei due danzatori con un presagio funesto sulle loro stesse vite. Una coreografia che risulta ancora oggi estremamente contemporanea e decisamente travolgente ben eseguita dai due giovani artisti solisti e dai due “cori” delle opposte fazioni che attorno ai due amanti consumano vendette che non vedono vincitori, ma lasciano solo cadaveri che condurranno ad ulteriori lutti senza fine.

In finale la compagnia presenta la coreografia del 1959 della “La sagra della primavera” ideata sempre da Béjart, cinquant’anni dopo il debutto parigino dei Ballets Russes di Diaghiliev. Oggi il pubblico non è più scioccato dalla sensualità del rituale selvaggio rappresentato del coreografo come inno all’unione tra Uomo e Donna, più filosoficamente, tra cielo e terra, tuttavia continua a cogliersi il vitalismo dell’opera, l’invito all’amore fisico tra umani che simboleggia l’atto con cui il divino ha creato il Cosmo dando origine alla gioia.

Forse oggi sembra un po’ stereotipata la presentazione degli uomini come animaleschi, portatori di una gestualità scimmiesca, mentre le donne sono rappresentate come eteree, angelicate e algide. Anche la rigida distinzione di compiti tra gli uni e le altre oggi forse sarebbe da rivedere per non continuare a replicare un immaginario che andrebbe superato, d’altronde è la riproposizione di una coreografia storica e di grande pregio, non possiamo certo pretendere di modificarla per adeguarla ad una nuova sensibilità più paritaria che potrebbe essere eventualmente il compito di nuovi coreografi che vogliano creare a partire dalla meravigliosa musica di Stravinskij.

Per rimanere alla cronaca della serata del 27 novembre va sottolineato che la compagnia ha riscosso un ottimo successo, con ripetute chiamate da parte del pubblico. Personalmente ho apprezzato molto la morbidezza e lo stile del primo ballerino della Danza delle ombre, la giovane coppia di interpreti del Romeo e Giulietta per il brio, la freschezza dell’interpretazione e ho meno amato l’ultima proposta in cui si palesava, più che nelle precedenti coreografie, a mio modestissimo avviso, la tecnicità della danza dei ballerini e ballerine e una mancanza di calore, di emozione nell’esecuzione dei passi, una certa aridità che differenzia Il Tokyo Ballet (nonostante i loro 36 tour internazionali che li hanno portati in 156 città esibendosi in 33 Paesi del mondo) dalle eccellenze di casa nostra, dalle tante danzatrici e danzatori dei teatri italiani che, nell’esecuzione di un qualunque passo, oltre alla tecnica, riescono a comunicare un sentimento andando oltre la tecnica per toccare l’anima.

Detto questo restano i fatti, ovvero gli applausi, i successi internazionali e gli incassi del Tokyo Ballet in tutto il mondo. A me non resta che darvi appuntamento al Galà di danza del 28 e 29 dicembre, sempre al Comunale di Bologna con Les étoiles per un finale di stagione imperdibile.