Si apre al MAST la prima esposizione di opere della collezione della Fondazione: oltre 500 immagini tra fotografie, album, video di 200 grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi. “Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia” sarà visitabile fino al 22 maggio 2022.
L’alfabeto fotografico del MAST
La Collezione della Fondazione MAST, unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro, conta più di 6000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell’obiettivo, oltre ad una vasta selezione di album fotografici di autori sconosciuti. La raccolta, che abbraccia opere del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo a cura di Urs Stahel, sarà per la prima volta esposta nella mostra “The MAST Collection – A Visual Alphabet of Industry, Work and Technology”.
Oltre 500 immagini tra fotografie, album, video di 200 grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi, occuperanno tutte le aree espositive del MAST. Immagini iconiche di autori famosi da tutto il mondo, fotografi meno noti o sconosciuti, artisti finalisti del MAST Photography Grant on Industry and Work, che testimoniano visivamente la storia del mondo industriale e del lavoro. Tra gli artisti in mostra: Paola Agosti, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson, David Lynch, Ugo Mulas, Thomas Struth, Carlo Valsecchi, Edward Weston, Nino Migliori e Mario Giacomelli.
La mostra, proprio per la sua complessità, è strutturata in 53 capitoli dedicata ad altrettanti concetti illustrati nelle opere rappresentate. La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi. L’alfabeto organizzato in inglese si muove dalla A di agriculture e advertising, fino alla W di wealth, work e waste, mettendo a contatto concetti spesso anche contraddittori. «L’alfabeto nasce per mettere insieme incroci tra lo sguardo lontano e quello vicino, testi e momenti dello scatto, portando l’attenzione all’interno delle opere» spiega il curatore, Urs Stahel «Lo stesso accade con le immagini e i fotografi coinvolti. Questi 53 capitoli rappresentano altrettante isole tematiche nelle quali convivono, dialogano e si scontano termini e immagini, passeggiando per la mostra le mani di un artigiano si posiziona accanto a dispositivi digitali».
Con questa mostra si va dall’industria, dalla fotografia e dalla modernità si passa all’alta tecnologia, alle reti generative delle immagini e alla post-post-modernità. Dalla semplice copia della realtà alle immagini generate dall’intelligenza artificiale. La mostra “The MAST Collection – A Visual Alphabet of Industry, Work and Technology” condensa gli ultimi 200 anni di storia ricchi, folli, intensi, esplosivi in più di 500 opere che raccontano della nostra quotidianità.
ASCOLTA L’INTERVISTA A URS STAHEL: