La gestione mercantile dei vaccini anti-Covid è uno degli elementi che ostacola la vaccinazione in diversi Paesi del mondo. L’aver demandato unicamente ad aziende private la produzione dei sieri ha solleticato appetiti in giro per il mondo e, in alcuni casi, sta comportando un grosso ostacolo per l’accesso ai vaccini della popolazione. È il caso della Thailandia, dove la società che ha ottenuto la licenza per la produzione del vaccino AstraZeneca è di proprietà della famiglia reale e il risultato è che appena il 22% dei thailandesi risulta immunizzato.

La campagna vaccinale della Thailandia è ostacolata dai profitti del re

«Il grave ritardo della campagna vaccinale incide molto su quelli che possono essere i programmi di riapertura del Paese al turismo, che è la principale fonte di entrate del Paese», osserva ai nostri microfoni Vitaliano Civitanova, corrispondente dalla Thailandia.
La ragione sta nel fatto che il Paese ha puntato unicamente su AstraZeneca, proprio per il fatto che un’industria locale, la Siam Bioscience, ha ottenuto la licenza per produrre il siero inglese.

«Siam Bioscience ha ottenuto l’esclusiva per la produzione per tutto il Sudest asiatico – continua il corrispondente – e il 40% della produzione rimane in Thailandia, mentre il 60% viene esportato verso altri Paesi. Il problema è che questa azienda non aveva mai prodotto vaccini, quindi le tempistiche per avviare la produzione sono state molto lunghe e soprattutto non riescono a produrre abbastanza vaccini».
Di fronte alla scarsità, il governo ha autorizzato l’utilizzo anche del vaccino cinese, che però ha una copertura minore e le conseguenze si sono viste con un aumento dei contagi tra il personale sanitario.

Ciò ha scatenato proteste, con la popolazione che è scesa in strada più volte per chiedere l’accesso ai vaccini ad mRna, come Pfizer. «La cosa grottesca è che non si può attaccare o parlare male dell’industria – riporta Civitanova – perché è di proprietà della famiglia reale e la legge thailandese sulla lesa maestà è molto severa».
Non solo: per garantirsi maggior profitto, il re ha vietato l’importazione di altri vaccini, ad esclusione dei cittadini americani o stranieri che possono avere accesso a Pfizer grazie alle forniture messe a disposizione dagli Usa.

Dall’inizio della pandemia sono attorno a un milione e mezzo i casi Covid in Thailandia su un totale di 70 milioni di abitanti. I decessi sono stati 15mila. Con l’arrivo della variante Delta il numero di contagi è aumentato sensibilmente e la campagna vaccinale non sembra tenere il ritmo.
Ma il problema sanitario è solo uno di quelli in campo, perché le mancate riaperture causate proprio dalla lentezza della campagna vaccinale stanno infliggendo un duro colpo al Paese.

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