“Cambiare classe politica per cambiare le politiche di classe”. Con questo slogan il Partito Comunista dei Lavoratori lancia una petizioni per chiedere le dimissioni dei consiglieri dell’Emilia Romagna coinvolti nello scandalo “Spese Pazze”, ma anche per il taglio dei loro stipendi e la riforma del sistema elettorale regionale.

Pranzi da 200 euro a coperto, viaggi con auto da 900 euro e perfino il rimborso del bagno pubblico. Sono solo alcune delle notizie uscite nelle ultime settimane in merito all’indagine sulle “Spese Pazze” che coinvolge il Consiglio regionale. Una situazione che il Partito Comunista dei Lavoratori definisce “scandalosa e vergognosa” e contro la quale quest’oggi ha lanciato una petizione, con lo slogan “Cambiare classe politica per cambiare le politiche di classe“.

“È scandaloso – osserva ai nostri microfoni Michele Terra del Pcl – che i consiglieri che si fanno rimborsare le spese pazze siano gli stessi che chiedano sacrifici ai lavoratori, ai precari e ai cittadini, ad esempio con la riduzione o lo smantellamento di 25 ospedali regionali su 61″.
E dal momento che nessuno ha chiesto le dimissioni dei consiglieri – nemmeno il M5S, sottolinea Terra – il partito ora chiede ai cittadini di firmare una petizione che a fine gennaio verrà portata proprio in Assemblea Legislativa.

Le richieste sono numerose. Da un lato la soppressione dei finanziamenti ai gruppi regionali, così come sono stati fatti fino ad oggi. Dall’altro la riduzione dello stipendio dei consiglieri e l’equiparazione a quello di un impiegato. “Fare politica non dev’essere un privilegio economico – sostiene Terra – Provino la differenza di vivere con 6000 euro al mese o con 1400”.
Ma non è finita qui. Il Pcl chiede infatti la riforma del sistema elettorale regionale, secondo cui “se sei alleato del Pd o del Pdl entri in Consiglio con l’1%, altrimenti c’è lo sbarramento al 3%”, spiega il segretario dei comunisti, che prosegue: “Se è stato dichiarato incostituzionale il Porcellum, probabilmente lo è anche il ‘porcellino’, come noi chiamiamo il sistema elettorale regionale”.