«Magari non diventeranno attori, però se c’è qualcosa che lega questo progetto di cittadinanza attiva al teatro è il fatto che questi ragazzi hanno scelto le cose da dire, delle priorità, hanno lavorato in modo da essere in grado di dirle bene, hanno scritto i loro interventi; sentono l’urgenza, come si dice, di prendere parola e di provare a raccontare cosa pensano alle persone nel tentativo di cambiare la visione di quelle persone. E questa è la migliore definizione di teatro che posso restituirvi oggi». Chiude così Andrea Paolucci, direttore artistico del Teatro dell’Argine, il discorso di presentazione di Speakers’ Corners 2025, l’evento che trasformerà Piazza Maggiore in un grande palco a cielo aperto sabato 12 aprile alle 16.30.
Protagonisti i 400 adolescenti che hanno preso parte ai laboratori di teatro e cittadinanza attiva del progetto Politico Poetico, alla seconda edizione, che si sviluppa su due anni scolastici (2024-2025 e 2025-2026) e prevede laboratori nelle scuole secondarie di secondo grado, nei centri di formazione professionale e nei quartieri di Bologna che prendono parte al percorso. Sia nel 2025 che nel 2026 si concluderanno eventi pubblici: gli Speakers’ Corners e le Lettere alla Città.
Politico Poetico è un progetto di Teatro dell’Argine, in collaborazione con Comune di Bologna e Fondazione IU Rusconi/Ghigi, cofinanziato dall’Unione Europea.
Politico Poetico e Speakers’ Corners 2025
«Politico Poetico è un progetto nato nel 2019 e che ha coinvolto tantissimi ragazzi e ragazze dell’area metropolitana bolognese, il Comune di Bologna, e Fondazione Innovazione Urbana – racconta Micaela Casalboni, attrice e regista, co-fondatrice di Teatro dell’Argine – L’idea è di voler fornire una piattaforma di ascolto per le giovani generazioni, in particolare ragazzi e ragazze tra i 14 e i 20 anni. Nella prima edizione i temi di partenza erano legati all’agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Stavolta abbiamo chiesto noi a loro di dirci quali fossero le parole chiave. Ce ne hanno date cinque molto ampie: futuro, orizzonti, relazioni, collaborazione, fragilità. E tengono dentro di tutto, dal miglioramento della mobilità cittadina fino alla riduzione delle disuguaglianze e della violenza di genere, al migliorare la scuola, e alla salute mentale, un tema fortemente presente in questo momento tra adolescenti e giovani».
«Quest’anno si parla tantissimo di scuola e di fragilità – aggiunge Paolucci – Si è passati da uno sguardo più rivolto all’altro della scorsa edizione, i cui temi principali erano stati i diritti e l’ambiente, a una visione non egoistica, ma necessariamente auto-conservativa del proprio stare oggi dentro una scuola, dentro una classe, dentro una relazione. I giovani stanno provando a proteggersi, ci chiedono di avere un po’ di calma, sentono fortissime pressioni e fanno veramente fatica. Molti di loro lasciano lo sport, dopo averlo praticato per anni, lo mollano perché è l’unica roba che possono mollare tra il tempo a scuola, lo studio e uno straccio di fidanzato o di fidanzata. Ecco perché a fianco di proposte come migliori piste ciclabili o più fontane d’acqua sparse per la città per riempire le borracce, moltissime hanno a che fare col loro mondo dentro la scuola».
In particolare con lo spazio per sé stessi, dove autogestirsi: «La pressione che sentono chiedono di risolverla dandogli degli spazi anzitutto all’interno della scuola, ma anche fuori, nei quartieri dove vivono: non diteci cosa dobbiamo fare, dateci le chiavi e basta e toglietevi un po’ dalle scatole, ci proviamo noi».
Le varie proposte di progetto sono emerse durante i laboratori tenutisi nel corso dell’anno scolastico «a metà strada tra teatro ed esercizi di cittadinanza attiva – continua Casalboni – per tirar fuori dai ragazzi cosa va bene e cosa non va bene a Bologna, cosa manca e cosa vorrebbero che ci fosse».
Col progetto Politico Poetico «il teatro l’abbiamo messo per ultimo e non per primo; per primo c’è chiedere loro “Ma cosa vi interessa? Cosa proponete se qualcosa che vi interessa non funziona? Come lo cambiamo?”. Il teatro è il modo che abbiamo per rapportarci con i ragazzi, cioè da una relazione che cerca di essere alla pari e maieutica, che cerca di tirare fuori da loro e non di imporre modelli di conoscenza preesistenti, di non mettergli in bocca parole nostre né nostre esigenze nei loro cervelli, cosa che, per esempio, imputano tantissimo alla scuola di fare. Per cui ci sono degli esercizi che sono del teatro che servono più che altro ad aprire un terreno di dialogo rilassato e tranquillo».
Infine, per condividere con la cittadinanza i progetti che hanno preso corpo è stato chiesto ad ognuno dei partecipanti di preparare un breve intervento di massimo 3 minuti su un progetto e di presentarlo in occasione dello Speakers’ Corners 2025, titolo che prende ispirazione dall’area nord-orientale di Hyde Park, a Londra, dov’era tradizione si tenessero dibattiti e discorsi fra cittadini comuni.
«Ognuno di loro ha scelto una forma di presentazione, dal semplice racconto a regie più particolari e strane. Non tutti i 400 ragazzi hanno preparato una presentazione, perché non tutti hanno la voglia di esporsi pubblicamente. Però il 12 aprile sarà una grande festa con centinaia di piccoli palcoscenici, cassette della frutta ribaltate sulle quali loro saliranno in piedi per raccontare alla cittadinanza la loro idea di futuro e di Bologna e per dire cosa non gli torna in questo mondo che noi adulti gli abbiamo predisposto».
Tutti i progetti ideati dai/dalle partecipanti saranno raccolti in un unico documento, le Lettere alla Città 2025: cinque lettere, una per ogni parola chiave che ha guidato i laboratori di quest’anno, in cui saranno raccolte le proposte emerse durante il percorso e che verranno presentate in Consiglio Comunale a Bologna venerdì 9 maggio.
Lo stesso sabato 12 aprile, dalle 16 alle 19, nella sala Tassinari di Palazzo d’Accursio sarà possibile vedere e ascoltare Futuro Anteriore, una videoinstallazione a cura di Elena Lamberti e realizzata da Andrea Paolucci, dove ricordi di 10 artisti e artiste fra i più rappresentativi della scena contemporanea si intersecano e si alternano con le testimonianze attuali di altrettanti adolescenti provenienti da altre grandi città così come da piccoli centri di provincia.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MICAELA CASALBONI: