Ritrovo alle 15 in Montagnola: poi partenza e corteo lungo via Irnerio, via dei Mille, piazza dei Martiri, via Don Giovanni Minzoni, via Zanardi, via Carracci, via Matteotti, per concludere in piazza dell’Unità. È il percorso del Climate Pride in programma sabato 12 aprile a Bologna.
Il Climate Pride è «una street parade costruita collettivamente attraverso decine di incontri, assemblee, iniziative durante le quali abbiamo discusso di transizione ecologica, alluvioni, ecologie urbane, guerra, diseguaglianze», spiegano i promotori di Bologna for Climate Justice.

A Bologna il 12 aprile il Climate Pride

La manifestazione, sottolinea ai nostri microfoni Marco Palma di Bologna for Climate Justice, parte dal presupposto che «la cosiddetta ‘transizione dall’alto’ ha fallito, tanto a livello internazionale che a livello locale».
E se la crisi climatica ormai ha già mostrato il suo volto anche sul nostro territorio, funestato da alluvioni, siccità e ondate di calore, la questione ambientale interseca il tema della giustizia sociale, dal momento che, per fare un esempio, «durante le ondate di calore chi ha la disponibilità di installare condizionatori vive la situazione in modo diverso da chi non ha la possibilità».

Per rilanciare l’appuntamento è stato ‘coinvolto’ anche “Orangutan”, la scultura in bronzo e vetro di Davide Rivalta in piazza Liber Paradisus da cui pende ora un cartello che annuncia la manifestazione con la scritta «Nessuno mi può asfaltare, nemmeno tu».
Il Climate Pride, inoltre, scende in strada anche per rilanciare «una sfida pubblica alla città»: fare dell’Ippodromo dell’Arcoveggio, dove la concessione dell’attuale gestore scade tra poche settimane, una «grande foresta urbana, uno spazio simbolico dove sperimentare le ecologie urbane da praticare in tutti i quartieri della città».

Il Climate pride sarà animato da artisti che si esibiranno lungo il percorso e da carri tematici. Sarà, sottolineano gli organizzatori, una «street parade che vuole connettere pratiche e rivendicazioni e costruire spazi per le ecologie urbane, mettendoci alla ricerca delle parole e delle intersezioni per cambiare tutto. Quelli che viviamo sono tempi di conflitti armati e genocidi. Alluvioni e catastrofi ecologiche. Guerre economiche, diseguaglianze crescenti e spinte autoritarie. Abbiamo bisogno di altrove possibili, pratiche collettive, modi altri di costruire quotidianità. Se non ora, quando? Costruiamo ecologie urbane, riprendiamoci le città».

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