Cinque anni di guerra in Siria: cade oggi l’anniversario di quello che ieri l’Onu ha definito “un conflitto assurdo e brutale”. E mentre Putin annuncia il ritiro dal conflitto, a fare il punto della situazione ai nostri microfoni è Dina Taddia, presidente di Gvc.

Qual è la situazione in Siria?

Sono trascorsi cinque anni dall’inizio del conflitto siriano, una ricorrenza che cade appena un giorno dopo la riapertura dei negoziati di Ginevra, che dovrebbero concludersi il 24 marzo. Intanto arriva a sorpresa la mossa di Putin, che ieri sera ha ordinato il ritiro della maggior parte delle forze russe dalla Siria, motivando la sua decisione con l’intento di favorire i negoziati di pace, e dichiarando che “gli obiettivi sono stati raggiunti”. Il vice ministro della Difesa Nikolai Pankov, ha poi chiarito che è ancora presto per parlare di vittoria sul terrorismo, e che il contingente militare che resta in Siria continuerà a dare filo da torcere ai jihadisti, per quanto il numero delle sortite sia destinato a calare vertiginosamente.

“Non sappiamo esattamente quello che Putin farà – commenta Dina Taddia, presidente di Gvc – sicuramente più combattenti ci sono in un’area più la pace si allontana. Mi auguro che sotto le dichiarazioni di Putin ci sia anche una volontà politica di chi sta in Siria e chi sta fuori dalla Siria di portare avanti questi colloqui di pace, che speriamo finalmente possano proporre una soluzione che vada bene alla maggior parte degli schieramenti. Ma soprattutto che possa dare una continuità a questa tregua che sta fragilmente reggendo, e che possa permettere ai Siriani di tornare a pensare che è possibile vivere in un paese in pace, ed è possibile una ricostruzione”.

Nel frattempo le condizioni in Siria restano tragiche, come racconta Taddia: “La situazione è catastrofica. Oltre ai milioni di siriani che hanno già lasciato la Siria ci sono milioni di persone che stanno passando da una parte all’altra del Paese nel tentativo di trovare un rifugio sicuro”.
Gvc attualmente ha una sede a Damasco e una ad Aleppo, dove sta cercando di portare avanti le proprie attività di supporto alla popolazione. “La situazione in questo momento è di stallo – racconta Taddia – c’è una tregua fragile che non sta reggendo. Quantomeno riusciamo a portare avanti alcune attività, se non altro quella della distribuzione dell’acqua. Inoltre cerchiamo di creare degli spazi per permettere ai bambini di vivere serenamente alcune ore della settimana, di giocare e studiare, e dare loro un supporto psicologico. Ci sono bambini di dieci anni che non ricordano più cosa significhi vivere senza la guerra, e bambini di cinque che non lo hanno mai saputo“.

Anna Uras