Si intitola “Vuoi davvero scegliere tra ambiente o lavoro?“. È l’incontro promosso da Bologna for Climate Justice e Rete Sovranità Alimentare che si svolgerà domani, alle 18.30, al mercato di Campi Aperti in via Paolo Fabbri. L’incontro, a cui parteciperà Dario Salvetti del Collettivo di Fabbrica della Gkn, è una tappa verso la manifestazione del 22 ottobre chiamata proprio da Collettivo di Fabbrica Gkn, Fridays For Future Italia, Assemblea No Passante Bologna, Rete Sovranità Alimentare Emilia-Romagna.

La convergenza di ecologisti e operai per non dover scegliere tra ambiente e lavoro

La falsa dicotomia nel titolo dell’evento è stata una costante in questi anni. Ne sanno qualcosa a Taranto, quando la scelta posta di fronte all’inquinamento dell’Ilva ha contrapposto la salute e il rispetto dell’ambiente ai posti di lavoro dell’acciaieria.
«Questa dicotomia tra ambiente e lavoro è una costante nel ricatto, ma è una costante che non esiste nella pratica – osserva ai nostri microfoni Salvetti – perché se si va a vedere, nei territori che sono stati utilizzati, prosciugati e inquinati poi non è rimasto nemmeno il lavoro».

Per Salvetti, la lotta per la giustizia climatica e quella per la giustizia sociale coincidono da tantissimi punti di vista. «Dentro un mondo che va in rovina non è possibile riprodurre semplicemente le lotte economiche, sia perché da un punto di vista concettuale la giustizia climatica porta lavoro diverso, nuovo e migliore».
Nel corso dei 15 mesi dell’assemblea permanente, il Collettivo di Fabbrica della Gkn ha cercato e costruito diverse convergenza. La convergenza con gli ecologisti nasce proprio dalla presa d’atto delle mille interconnessioni fra le lotte. «Farei notare che mentre allargano le strade e cementificano ulteriormente – sottolinea Salvetti – noi operai dell’automotive le macchine non le produciamo più e non ce le possiamo più permettere».

Chiusa dal fondo finanziario Melrose, la Gkn è ancora in lotta per costruire un futuro alternativo. Un futuro che gli operai immaginano come “fabbrica pubblica e socialmente integrata“, che costituisca un polo della mobilità sostenibile.
La convergenza con gli ecologisti e con altre realtà, fa anche parte di quella che Salvetti definisce «accumulazione di una nuova classe dirigente dal basso».
Più prosaicamente, l’alleanza con chi pratica l’agricoltura contadina, che si pone in alternativa al modello dell’agroindustria, nasce anche da una riflessione sulle condizioni materiali degli operai: «Quel maledetto salario che a fatica ci portiamo a casa vorremmo che fosse usato anche per una diversa alimentazione. In fondo il consumo del territorio a cui è sottoposto questo Paese e la crisi idrica che ci colpisce, è solo un altro aspetto della rendita finanziaria che ha chiuso la nostra fabbrica».

ASCOLTA L’INTERVISTA A DARIO SALVETTI: