Il provvedimento che chiedeva agli insegnanti di restituire 150 euro al mese, percepiti come scatti d’anzianità per l’anno 2013, è stato ritirato. Non si placa però la polemica, con Ministero dell’Istruzione e Ministero dell’Economia e Finanze che si rimpallano la paternità del provvedimento
I professori non dovranno restituire 150 euro al mese, percepiti come scatti d’anzianità nel 2013. Lo ha comunicato il premier Letta su twitter. Non si spegne, però, la polemica su una proposta che sa tanto di beffa e della quale, sia il Ministero dell’Economia sia quello dell’Istruzione faticano ad assumere la paternità.
In una pratica pericolosa, inaugurata dal “tradimento” dei cosiddetti esodati, ieri sembrava che il governo potesse venire meno agli impegni presi con i lavoratori della scuola. Scampato il pericolo, resta l’impressione che l’esecutivo abbia tentato, in una triste giravolta, di fare cassa con quei lavoratori che, difficile negarlo, sono tra i pochi, in Italia, a pagare le tasse sino all’ultimo centisimo dovuto all’erario.
“Questa vicenda squallida denota scarsa attenzione verso l’istruzione e il futuro di questo paese.” dichiara Raffaella Morsia, di Flc-Cgil.
“Pensavamo che il decreto Carrozza potesse cstituire un’inversione di tendenza rispetto al prezzo pagato dal mondo della scuola in questo paese, ricordo gli 8,5 miliardi di euro dell’era Gelmini/Tremonti, ma evidentemente ci eravamo sbagliati” considera amaramente Morsia.
“Non è possibile -continua- che le stesse persone che a scuola insegnano il rispetto delle regole ai giovani di questo paese, siano continuamente sottoposte al mancato rispetto delle regole. Gli insegnanti italiani sono i meno pagati d’Europa e si assiste a una svalorizzazione dell’istruzione in generale.”
“Il vero ministro dell’istruzione -ritiene Raffaella Morsia- si sta rivelando il ministro dell’economia e non si può affrontare il problema della scuola con decisioni improvvide del ministro dell’economia.”
“Occorre che, non solo a parole, si creda che l’istruzione rappresenti il futuro di questo paese. Non è soltanto una scelta di cultura o di valori, è una scelta che riguarda anche lo sviluppo economico.” conclude la sindacalista.