Dopo 13 anni di guerra civile, in Siria è stato spodestato il presidente Bashar al-Assad e i ribelli di Hayat Tahrir al Sham (Commissione per la liberazione della Siria), un gruppo armato composto da milizie jihadiste capeggiate da Abu Mohammad al-Jolani, hanno preso il controllo della capitale Damasco e il potere nel Paese.
«Cominciando dagli aspetti positivi – commenta ai nostri microfoni Giuseppe Acconcia, docente di Geopolitica del Medio-Oriente all’Università di Padova – dopo 54 anni di dittatura della dinastia al-Assad, finalmente la Siria è stata liberata da un regime militare. Ma la pagina nuova che si apre è piena di incognite».

Tutte le incognite sulla presa del potere di HTS in Siria

È lo stesso Acconcia a passare in rassegna le diverse incognite che la presa del potere da parte di HTS in Siria può rappresentare, sia all’interno dello stesso Paese che nella regione mediorientale, già in fiamme.
«Già il fatto che a guidare i ribelli ci sia il gruppo guidato da al-Jalani fa pensare che per la Siria si apra una fase legata all’islamismo politico – continua Acconcia – Bisogna vedere fino a che punto sarà moderato, visto che i gruppi sono stati creati e finanziati dalla Turchia, oppure farà ricorso alle sue radici, che hanno a che fare con il jihadismo dello Stato Islamico e di Al Qaeda».

Tra le incognite e gli equilibri in ballo c’è sicuramente la convivenza con i curdi del Rojava. Difficile, infatti, pensare che possano coesistere il confederalismo democratico di Ocalan in Siria e il jihadismo nello stesso Paese.
Un’altra incognita riguarda Israele, che nel frattempo ha approfittato della situazione per invadere il deserto del Golan. «Israele ha attaccato quelli che secondo lui erano centri di ricerca e produzioni di missili di origine iraniana – sottolinea Acconcia – perché non si sa che rapporto un governo islamista potrà avere con Israele».

Per Iran e Russia ciò che è accaduto rappresenta sicuramente una sconfitta dal punto di vista militare. Ma nelle ultime ore sono già stati aperti dei canali di comunicazione coi ribelli.
Il docente sottolinea che sia l’Iran che HTS si rifanno all’islamismo politico, anche se l’Iran è a maggioranza sciita e i ribelli sono invece sunniti.
Insomma, occorrerà vedere come si porrà il nuovo potere siriano e come gestirà la transizione. «Il timore – sottolinea Acconcia – è quello dell’ascesa di movimenti jihadisti che portano poi a gruppi che sono già al potere in Afghanistan o a Tripoli. La fine di al-Assad vede prevalere il modello turco rispetto a quello iraniano».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIUSEPPE ACCONCIA: