Il governo tira dritto sulla riforma del mercato del lavoro e annuncia “un accordo di massima” senza la Cgil. Il sindacato orientato verso forme di lotta continuative. In mattinata il direttivo nazionale.
La Cgil non ci sta ad accettare i “licenziamenti facili” proposti dal governo e dunque non rientra nell’accordo di massima enunciato ieri dal presidente del Consiglio Monti al termine del tavolo tra governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. Il sindacato della Camusso non accetta la modifica all’articolo 18. Modifica che lo renderebbe attuabile solo in caso di licenziamento discriminatorio.
“Nessun imprenditore – osserva Danilo Gruppi, segretario della Cgil di Bologna – è così stupido da far figurare un licenziamento discriminatorio”.
Il sindacalista, intervistato durante l’approfondimento de “L’Antipasto“, entra nel merito di diverse questioni sulla bozza, ormai quasi definitiva, del governo e ne contesta, anzitutto, la filosofia di fondo: “Siamo di fronte ad un governo di persone arroganti, che considerano i lavoratori come numeri e a cui non interessano le condizioni reali delle persone”.
Per questo, durante il Direttivo Nazionale del sindacato, cominciato questa mattina, probabilmente si discuterà delle forme di mobilitazione da intraprendere per ostacolare il più possibile l’approvazione della riforma.
“Non dovrà essere la fiammata di un cerino – spiega Gruppi – quindi non solo un grande sciopero generale che non sortirà effetti dal giorno successivo, ma di forme di mobilitazione e di lotta continuative”.
Il segretario della Cgil bolognese commenta anche le posizioni della politica, dopo le parole di Bersani che ha assicurato che tenterà di modificare la riforma in Parlamento: “Questa riforma viene proposta anche contro il Partito Democratico, per cui sarebbe ora che si alzasse in piedi e dicesse chiaramente che non è d’accordo”.