Con il pretesto di fornire un quadro unitario a tutti i 27 Paesi dell’Unione europea, la Commissione presenta oggi la bozza del “Regolamento Rimpatri”, un documento che non è una direttiva, e che quindi è direttamente applicabile senza l’iter del recepimento, e che ha lo scopo di uniformare le espulsioni dei migranti dai Paesi europei.
Tra le norme salienti del regolamento, che dovrà affrontare un percorso di negoziazione, c’è la possibilità di rimpatriare le persone oggetto di un decreto di rimpatrio verso un Paese con il quale esiste un accordo o un’intesa. In altre parole, si legalizza l’espulsione verso centri di deportazione all’estero per i richiedenti asilo respinti.

Regolamento Rimpatri, Schiavone: «Si autorizza la vendita di esseri umani verso le discariche d’Europa»

Se da un lato si autorizzano le deportazioni, dall’altro si fornisce una parvenza di garanzie rispetto ai diritti delle persone. Nello specifico, i minori non accompagnati e le famiglie con minori sono esclusi dal rimpatri e il Paese terzo dovrebbe garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone. «Gli standard che dovranno essere rispettati sono piuttosto vaghi», sottolinea ai nostri microfoni Gianfranco Schiavone, giurista e presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, per cui la bozza di regolamento è di una gravità inaudita, in aperto contrasto con la tradizione giuridica europea.
Contrariamente a quanto affermato su alcuni quotidiani, il regolamento non apre al “Modello Albania” del governo Meloni, perché a differenza dell’accordo tra Roma e Tirana è prevista la cessione della responsabilità sul migrante al Paese verso cui viene espulso dall’Europa.

«Poiché immagino che il Paese che accetta questo accordo venga ampiamente remunerato – continua Schiavone – possiamo dire che si autorizza la vendita di esseri umani verso Paesi terzi che diventano una discarica dei migranti che noi non vogliamo».
Altra novità che verrebbe introdotta è la codifica del divieto d’ingresso nel territorio dell’Ue per chi non collabora con il processo di rimpatrio, non lascia lo Stato membro entro la data indicata oppure si sposta in un altro Stato membro senza autorizzazione. Il divieto, che può valere fino a dieci anni, scatta anche per chi pone un rischio alla sicurezza dei Paesi Ue.

Sul piano politico, il Regolamento Rimpatri è una stretta che strizza l’occhio alle destre che avanzano nell’Ue.
Sono le stesse parole della bozza del regolamento a confermare la sensazione. «Quando persone che non hanno il diritto di rimanere nell’Ue rimangono, l’intero sistema di migrazione e asilo viene minato. È ingiusto nei confronti di coloro che hanno rispettato le regole, compromette la capacità dell’Europa di attrarre e trattenere i talenti e, in ultima analisi, erode il sostegno dell’opinione pubblica a favore di società aperte e tolleranti. Incentiva gli arrivi illegali ed espone i clandestini a condizioni precarie e allo sfruttamento da parte delle reti criminali», si legge nel testo.
Dopo i respingimenti per procura alla base, ad esempio, del Memorandum con la Libia, se la bozza del Regolamento Rimpatri dovesse rimanere intatta inaugurerebbe i rimpatri per procura.

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