Misure per la mitigazione e l’adattamento alla crisi climatica, ma anche azioni contro il consumo di suolo, per la qualità dell’aria, dell’acqua, la gestione dei rifiuti, l’agricoltura e altro ancora. È il “Green Deal” che Legambiente Emilia-Romagna ha elaborato e sottoposto ai candidati e alle candidate per le elezioni regionali in Emilia-Romagna.
Un documento in 13 punti per imprimere una svolta radicale alle politiche ambientali lungo la via Emilia, considerate particolarmente urgenti anche a seguito delle alluvioni e della fragilità manifestata dalla nostra regione negli ultimi due anni.

«Il tema dell’ambiente dovrebbe essere tenuto in considerazione in tutte le politiche regionali – osserva ai nostri microfoni Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna – Nella legislatura che sta terminando è aumentata molto la consapevolezza sulla crisi climatica, ma le dichiarazioni non si sono tradotte in azioni». Di qui l’idea di elaborare un “Green Deal” in salsa emiliano-romagnola, che potrebbe assunto come agenda politica da colui e colei che andrà a rivestire il ruolo di presidente della Regione Emilia-Romagna.

Il “Green Deal” di Legambiente per i candidati alle regionali Emilia-Romagna

Al centro delle proposte dell’associazione vi sono 13 punti chiave, che spaziano dalla revisione della legge urbanistica per ridurre il consumo di suolo alla riscrittura del Piano Regionale dei Trasporti, fino al rilancio dell’economia circolare. Tra le proposte più rilevanti, Legambiente insiste sulla necessità di una gestione innovativa dei fiumi e delle aree di laminazione, per contrastare gli effetti devastanti degli eventi climatici estremi, come le alluvioni del maggio 2023.

Per affrontare la crisi climatica, Legambiente sollecita l’Emilia-Romagna a farsi promotrice di un’accelerazione della transizione ecologica, in contrasto con le politiche nazionali che, secondo l’associazione, rischiano di rallentare questo processo. Ciò passa necessariamente per l’abbandono dei combustibili fossili e per un sostegno concreto alle energie rinnovabili, coinvolgendo attivamente la popolazione per garantire una condivisione dei benefici.
Si tratta di misure di mitigazione della crisi climatica con la diminuzione o l’azzeramento dei fattori che la provocano, da accompagnare a misure serie di adattamento, dal momento che i suoi effetti si sono già manifestati in Emilia-Romagna.

Sul versante agricolo, l’associazione richiama l’attenzione sulla necessità di ridurre i prelievi d’acqua per le produzioni agricole e di ridimensionare gli allevamenti intensivi, uno dei maggiori fattori di consumo delle risorse naturali. A questo si aggiunge la proposta di una riforma della pianificazione territoriale, per ridurre drasticamente il consumo di suolo, eliminando le deroghe presenti nella legge urbanistica regionale.
Un altro tema cruciale è la mobilità. Legambiente chiede che il prossimo Piano Regionale dei Trasporti favorisca un vero cambiamento, sostituendo le grandi infrastrutture autostradali con il potenziamento delle reti ferroviarie. Questo per ridurre l’uso di mezzi privati e del trasporto merci su gomma, incentivando soluzioni più sostenibili.

Per quanto riguarda i rifiuti, l’associazione evidenzia che l’attuale piano regionale non ha prodotto i risultati attesi, con un aumento della produzione di rifiuti. L’obiettivo è rendere più ambiziosi i target, migliorare i modelli di raccolta differenziata e promuovere l’impiantistica innovativa per la produzione di compost, biometano e il recupero delle materie prime critiche dai rifiuti elettronici.
Anche sulla biodiversità ci sono proposte dell’associazione ambientalista: l’ampliamento delle aree protette, in linea con la Strategia Europea che punta a proteggere il 30% del territorio entro il 2030.
Oltre a ciò, l’associazione suggerisce di valorizzare i servizi ecosistemici forniti dalle aree naturali, come la capacità di mitigare l’impatto delle attività umane, e di rinaturalizzare alcune zone costiere per contrastare l’erosione.

Infine, l’associazione sottolinea l’importanza di sostenere le forme di democrazia partecipativa che coinvolgono i cittadini nei processi decisionali. «È essenziale che la Regione riconosca il ruolo attivo della cittadinanza e delle organizzazioni, garantendo spazi di confronto e consultazione che permettano a tutti di contribuire allo sviluppo sostenibile dell’Emilia-Romagna, contemplando la possibilità di incidere nelle scelte», ha concluso Ferraresi.

ASCOLTA L’INTERVISTA A DAVIDE FERRARESI: