Su ordine della Procura di Milano sono state perquisite ieri le sedi della Lega nord a Milano e Torino. Si ipotizzano legami con una società condannata per la truffa delle quote latte. Si cercano elementi che provino il pagamento di tangenti a politici leghisti in cambio dell’impegno a favore degli allevatori inadempienti.

Dopo aver sentito vari esponenti leghisti, la procura di Milano ha ordinato ieri la perquisizione delle sedi di Milano e Torino della Lega Nord. La Guardia di Finanza è entrata negli uffici alla presenza dei maggiorenti del partito, tra i quali Maroni e Bossi. L’inchiesta riguarda il crack della cooperativa la Lombarda, fallita per un buco da 80 milioni di euro. Il presidente della cooperativa era già stato condannato nel 2011 per peculato, in merito al mancato versamento a Bruxelles del dovuto per le quote latte. Gli inquirenti ipotizzano che una parte degli 80 milioni di euro, siano stati utilizzati per corrompere politici, in modo che si impegnassero nel perorare la causa degli allevatori, circa mille, inadempienti rispetto alla multe europee. La Lega ha smentito ogni coinvolgimento nell’indagine e ogni contatto con la società, definendo l’indagine come “ad orologeria”.

Giorgio Apostoli, responsabile zootecnico di Coldiretti, spiega che, per quanto la quota di produzione assegnata nell’84 all’Italia sottostimi la nostra capacità produttiva, questa quota andava rispettata da tutti i produttori. “Nella ripartizione per ogni singolo produttore” dice Apostoli, “alcuni, una minoranza, hanno deciso di non rispettare questa quota, aumentando la produzione ed incorrendo nelle sanzioni europee”. Esisteva un modo per aumentare la produzione legalmente: acquistare quote da altri produttori. “Le sanzioni” continua “devono essere pagate all’Unione Europea dai produttori inadempienti. Certamente non può essere lo Stato a pagare, nè, tantomeno, quei produttori onesti che, per acquistare altre quote, si sono indebitati”.

“Finchè i produttori inadempienti non effettueranno i pagamenti dovuti, permarrà una situazione di dumping nei confronti di tutti quei produttori che si sono indebitati per produrre legalmente” conclude Apostoli.

Francesco Ditaranto