A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina, persiste un’opacità preoccupante riguardo ai costi sostenuti dall’Italia per il supporto militare a Kiev. Se da un lato stime ufficiose parlano di oltre 3 miliardi di euro in armamenti e munizioni forniti, dall’altro non esiste una rendicontazione ufficiale chiara. Il tutto senza contare i costi logistici dei voli cargo dell’Aeronautica Militare e l’impatto economico della contribuzione nazionale all’European Peace Facility (EPF), un fondo europeo che ha stanziato oltre 11 miliardi per l’Ucraina, dei quali circa 1,4 miliardi a carico dell’Italia.
L’unica informazione ufficiale relativa ai costi è contenuta nell’articolo 33 del Decreto Lavoro 2023, che ha stanziato 14,5 milioni di euro per l’Agenzia Industrie Difesa con l’obiettivo di rafforzare la produzione di munizioni, garantendo forniture all’Ucraina senza compromettere le riserve nazionali. Tuttavia, le osservazioni del Servizio Bilancio del Senato e della Corte dei Conti hanno evidenziato come la pianificazione della Difesa riguardo agli armamenti rimanga poco chiara, specialmente in relazione alle forniture destinate a Kiev.
Armi all’Ucraina: i costi nascosti del supporto militare italiano
È l’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane a tentare di scandagliare i piani di riarmo nazionale alla ricerca del costo effettivo del supporto militare del nostro Paese all’Ucraina. «Ci sono due aspetti. Il primo sono i costi diretti nella compartecipazione al fondo europeo per gli armamenti all’Ucraina, che è stimato tra 1,5 e 1,8 miliardi di euro spesi dall’Italia – osserva ai nostri microfoni Francesco Vignarca di Milex – Poi ci sono costi indiretti, cioè la richiesta di riarmo per riempire i magazzini svuotati per l’invio di armi in Ucraina».
In particolare, tra i programmi più significativi che potrebbero essere legati direttamente o indirettamente al supporto militare italiano all’Ucraina emergono:
- Sistemi VSHORAD: L’Italia ha approvato nel 2024 un piano da 808 milioni di euro per l’acquisto di sistemi di difesa aerea a cortissima portata (Very Short Range Air Defence) prodotti da MBDA Italia. Questo programma è destinato a sostituire i missili Stinger americani, già ceduti all’Ucraina nei primi pacchetti del 2022, sebbene nei documenti ufficiali non ci siano riferimenti espliciti al legame tra le due operazioni.
- Missili Spike: Dopo l’invio a Kiev dei missili anticarro Spike, Milan e Panzerfaust, l’Italia ha avviato una seconda fase del programma di acquisizione per nuove scorte di Spike. Il primo decreto da 51 milioni di euro è stato approvato nel 2022, ma il secondo da 92 milioni è attualmente sospeso.
- Obici semoventi Rch155: Nel settembre 2024 è stato presentato un programma da 1,8 miliardi di euro per l’acquisto di nuovi obici semoventi della tedesca Knds. Questi sistemi andranno a sostituire gli obici Fh70 e i semoventi M109, entrambi ceduti all’Ucraina.
- Batterie Samp/T: Due delle cinque vecchie batterie missilistiche Samp/T in dotazione all’Esercito italiano sono state inviate in Ucraina, spingendo l’Italia ad avviare un programma di acquisizione per nuove batterie. Tuttavia, i costi del programma sono lievitati dai 3 miliardi previsti nel 2021 ai 4,29 miliardi nel 2024, con un aumento del 43%.
- Sistemi Shorad Grifo: Anche il programma per la sostituzione delle batterie SkyGuard Aspide con i nuovi sistemi Shorad Grifo e missili Camm-Er ha subito un incremento di costo del 23%, passando dai 795 milioni del 2021 ai 981 milioni previsti nel 2024.
L’aumento delle spese militari italiane
L’aumento dei costi nei principali programmi militari pone interrogativi sulla gestione delle risorse e sulla trasparenza. Se da un lato alcuni incrementi possono essere attribuiti all’inflazione e all’aumento dei prezzi del settore militare, dall’altro è difficile ignorare il peso delle cessioni a Kiev e la necessità di rimpiazzare i sistemi inviati.
Ad esempio, il programma Samp/T non solo ha registrato un’impennata nei costi, ma è stato anche ampliato: il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato nel settembre 2024 il raddoppio delle batterie acquistate, da cinque a dieci, con un impatto finanziario notevole.
L’assenza di trasparenza sul costo complessivo del supporto militare italiano all’Ucraina e sulle relative spese di rimpiazzo delle scorte mina la possibilità di un dibattito pubblico informato. In un contesto di crescente pressione economica, è fondamentale che il governo fornisca dati chiari e dettagliati, permettendo ai cittadini di valutare l’efficacia e la sostenibilità di queste politiche.
L’Osservatorio Milex continua a chiedere maggiore trasparenza, sottolineando come la mancanza di informazioni rischi di alimentare sospetti sull’effettiva gestione dei fondi pubblici destinati alla Difesa.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA: