«Una volta vinto il bando per via Fioravanti, ci hanno portato a spasso per mesi perché non volevano assumersi alcuna responsabilità. A quel punto, abbiamo ritirato lo spazio e loro hanno occupato». È con queste parole che il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, in un’intervista a Repubblica Bologna dà la sua versione dei fatti sulla vicenda di Bancarotta, lo spazio occupato a marzo e sgomberato la settimana scorsa. Il primo cittadino definisce anche «provocatori» gli attivisti e sostiene che il loro scopo fosse sostanzialmente quello di mettere in difficoltà la giunta.

La vicenda di Bancarotta, però, è più complessa delle poche battute che le dedica Lepore e attiene al tema più generale degli spazi, di come, perché e a chi vengono assegnati e l’impostazione stessa dei bandi comunali.
Sempre nella stessa intervista, il primo cittadino risponde anche ad una domanda circa le differenze di trattamento con Làbas, sostenendo che i casi erano diversi perché nell’ex caserma Masini «naquero tante iniziative di quartiere» e «per Làbas scesero in piazza 10mila persone». Tutto vero, ma il trattamento fu diverso anche per Xm24, ricco di attività e per cui scesero in piazza altrettante persone.

Beni comuni, il dialogo oltre la burocrazia del Comune di Bologna

È proprio la vicenda di Xm24 a porre dubbi sulla ricostruzione del sindaco, in particolare proprio per il nodo della “responsabilità” nella gestione degli spazi. Prima della rottura che portò poi allo sgombero del centro sociale di via Fioravanti 24, infatti, il Comune mostrò maggiore disponibilità nei confronti di attiviste e attivisti nel cercare di ovviare alle regole stringenti della burocrazia per rispettare modelli di organizzazione e autogestione diversi da quelli percorsi dai rigidi binari delle leggi e dei regolamenti.

L’occasione fu il rinnovo della convenzione, siglata nel 2002 dal sindaco di centrodestra Giorgio Guazzaloca, per le gestione degli spazi di via Fioravanti 24. In particolare, la scadenza della convenzione fu preceduta da una mobilitazione contro l’abbattimento di un pezzo delle strutture dell’ex mercato, quello che ospitava il murale dello street artist Blu, per fare spazio ad una rotonda, quella che oggi è intitolata Alex Langer.
Gli attivisti del centro sociale presentarono al Comune un progetto alternativo, realizzato da uno studio di architetti romano, che prevedeva la realizzazione della rotatoria senza l’abbattimento dell’edificio. Il Comune raccolse lo spunto del progetto ed evitò di ricorrere a demolizioni.

Nei mesi successivi, quindi, il clima per il rinnovo della convenzione era molto più disteso dalla contrapposizione che solitamente si respira tra Amministrazione e movimenti sociali. Fu quello l’humus ideale per elaborare una convenzione che tenesse conto di criteri non gerarchici, al pari di quelli che Bancarotta ha richiesto per lo spazio di via Fioravanti 12, per la responsabilità degli spazi del civico 24.
In particolare, Palazzo D’Accursio nel dicembre 2013 non stipulò un accordo direttamente con Xm24, ma accetto di discutere e di arrivare alla convenzione con il “Comitato per la promozione e la tutela delle esperienzi sociali autogestite”, noto anche come Comitato Esa.

Il testo della convenzione, disponibile qui, disciplinava anche l’assegnazione degli spazi di via Fioravanti 24, oltre a costituire un riconoscimento da parte del Comune per il lavoro sociale, culturale e politico che le diverse componenti realizzavano in città.
Quanto alle questioni più tecniche, come il codice fiscale di una persona giuridica che la burocrazia comunale richiedeva, si trovò una mediazione con la formula stessa del Comitato, che era un soggetto terzo rispetto all’assemblea di Xm24 cui rimaneva in capo la gestione dello spazio. In altre parole, la personalità giuridica il cui codice fiscale era richiesto per ottemperare alla burocrazia comunale sul tema della responsabilità degli spazi non era direttamente rappresentata da Xm24.

Il nodo della responsabilità nella gestione dei beni comuni può sembrare cavilloso, ma riguarda da un lato la questione gerarchica che le forme associative hanno al proprio interno, mentre in altri gruppi sociali si sperimentano forme decisionali orizzontali. Dall’altro lato, però, attiene anche alla natura dei bandi impostati in questa maniera, che mette in competizione realtà associative diverse. Il laboratorio della Fondazione Innovazione Urbana a cui aveva partecipato Bancarotta, cui era seguito il bando per l’assegnazione degli spazi, aveva proprio cercato di favorire la collaborazione – e non la competizione – fra realtà associative, ma anche gruppi informali diversi. Al punto che Bancarotta è un progetto realizzato da realtà diverse e piuttosto eterogenee.

Forme di approccio diverso al tema dei beni comuni avvengono in altre parti d’Italia e d’Europa. L’esempio napoletano, con l’allora sindaco Luigi De Magistris trovò un inquadramento possibile per realtà di movimento, è un’ispirazione che il sindaco di Bologna Matteo Lepore non sembra aver voluto cogliere.
Eppure, nello stesso avviso pubblico del Comune di Bologna, si incentivavano, con l’assegnazione di uno specifico punteggio, “inclusività, fruibilità degli spazi e apertura alla collaborazione con realtà sociali e culturali ulteriori rispetto alla compagine di progetto”, salvo poi voler mantenere la responsabilità della gestione in capo ad una sola personalità giuridica, cui imputare eventuali controversie.