Alcuni rappresentanti delle sigle del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil, insieme alla Rsu comunale, sono saliti sulla Torre dell’Arengo del palazzo comunale con bandiere e striscioni. L’azione di protesta si rivolge a governo e amministrazione, per dire “che non siamo fannulloni” e chiedere il rinnovo del contratto di lavoro.
Sigle del Pubblico impiego riunite in protesta
Nel primo pomeriggio di oggi i rappresentanti sindacali delle sigle del pubbligo impiego di Cgil, Csil, Uil ed Rsu comunale, hanno raggiunto il tetto della Torre dell’Arengo di Palazzo d’Accursio per dare vita ad un’iniziativa dimostrativa. “Per il rispetto del contratto, per la valorizzazione del lavoro“, è il testo dello striscione apparso sulla Torre. Al centro dell’azione di protesta c’è la riforma della pubblica amministrazione voluta dal governo Renzi e dal ministro Madia, con il blocco dei salari dei dipendenti pubblici. Ma il dito è puntato anche contro le mancate promesse del Comune di Bologna, come il salario di produttività, e le numerose esternalizzazioni adottate dall’Amministrazione in vari campi.
L’iniziativa di oggi, dunque, è “un segnale, per dire che non siamo fannulloni, e non c’è grasso che cola negli enti pubblici, ma anzi servirebbero altri dipendenti per erogare i servizi di cui una città come Bologna ha bisogno – spiega chiaramente Franco Nasi, coordinatore Rsu del Comune – Chiediamo il contratto di lavoro, non ci basta l’elemosina degli 80 euro, serve il rinnovo del contratto che è scaduto da 5 anni e da allora il nostro potere d’acquisto si è ridotto di 4/5mila euro”.
I sindacati pretendono quindi politiche diverse rispetto a quelle intraprese dal governo, e si rivolgono con decisione anche verso il sindaco Merola, responsabile – secondo i rappresentanti dei dipendenti pubblici – di nascondersi dietro la scusa di avere le mani legate dalle normative nazionali: “C’è una parte di responsabilità che è in capo a questa Amministrazione – sottolinea Nasi – non aver trovato la maniera di erogare ad esempio il salario di produttività come aveva promesso il sindaco stesso”. Il Comune di Bologna “sta esternalizzando tutto, oggi il turismo, ieri musei e biblioteche. È in atto un processo di dismissione del servizio pubblico e comunale” continua il sindacalista, che chiede di rivedere le politiche del Comune e annuncia che verrà chiesto al più presto un incontro con il sindaco, “che promette ma non mantiene”.