Se si cercano su un motore di ricerca le parole “Pub Sunshine Bologna” tra i risultati escono articoli che raccontano di come la nuova gestione abbia contribuito a riqualificare una zona della Bolognina un po’ abbandonata a se stessa, facendo sparire lo spaccio e le risse che frequentemente si verificavano in quelle strade.
È forse per questo che molte e molti sono rimasti colpiti e interdetti dalla decisione della Questura di chiudere per 30 giorni in locale in seguito a un blitz con modalità spettacolari avvenuto venerdì scorso.
Il pub Sunshine in Bolognina chiuso per 30 giorni: «La versione della Questura non è vera»
Alle 20.00 di venerdì 12 gennaio al Pub Sunshine in Bolognina si sono presentate le forze dell’ordine. Camionette, volanti, agenti in tenuta antisommossa e unità cinofile. Il blitz probabilmente rientra nelle operazioni che la Questura di Bologna sta compiendo di frequente nel rione bolognese allo scopo di contrastare lo spaccio e altri fenomeni di criminalità.
All’interno del locale, dopo aver identificato titolari e avventori, gli agenti non hanno però rinvenuto droga o altri problemi. Ciononostante al pub è arrivata un’ordinanza di sospensione dell’attività per 30 giorni.
I titolari del Sunshine, su Facebook, hanno pubblicato parte dei documenti con cui la Questura giustifica la chiusura temporanea dell’attività.
Nella descrizione si legge che l’intervento sarebbe stato giustificato dall’odore di cannabis che gli agenti avrebbero sentito prima di entrare nel locale, anche se poi non ci sono verbali o altri documenti che attestino il ritrovamento di sostanze stupefacenti.
Sempre nel documento della Questura si lamentano una scarsa collaborazione dei gestori e degli avventori nell’agevolare le operazioni, pertanto ci sarebbero gli estremi per disporre la chiusura del locale per un mese.
È a questo punto, però, che si registra una discrasia tra la versione della Questura da un lato e quella di titolari e avventori dall’altro.
Nei commenti al post sui social, infatti, diversi utenti dichiarano di essere stati presenti al momento dell’operazione e di essere tra le persone che hanno fornito i documenti. Le stesse persone, però, contestano fortemente che vi sia stata una scarsa collaborazione o che le operazioni siano state ostacolate in qualche modo. Al punto che molti si offrono di testimoniare qualora servisse per fare ricorso.
Sempre nel documento della Questura, infine, si sostiene che da successivi controlli alcune delle persone identificate sarebbero già state note alle forze dell’ordine, ma non si parla di pregiudicati o persone condannate per qualche reato, ragione solitamente utilizzata per disporre la sospensione di attività commerciali dato il problema per l’ordine pubblico.
Insomma, per molti il provvedimento della Questura è del tutto discrezionale e basato su una ricostruzione dei fatti assolutamente contestata. Per altri si tratta di un accanimento nei confronti del locale o di un’esagerazione per mostrare un’efficienza delle forze dell’ordine nel contrasto al crimine anche dove il crimine non c’è.
Nel frattempo i titolari del pub hanno manifestato l’intenzione di presentare ricorso rispetto al provvedimento della Questura. I tempi tecnici della giurisprudenza, però, molto probabilmente non impediranno che il locale resti chiuso per molti dei 30 giorni comminati.