Dopo la chiusura delle iscrizioni, in alcune scuole elementari si registrano problemi legati al tempo pieno. 16 famiglie non trovano posto alle Longhena, nè in altre scuole del quartiere. Pieralisi (Sel): “Basta mettere toppe, occorre fare una battaglia forte con lo Stato”.

È emergenza tempo-pieno in alcune scuole elementari bolognesi. Dopo la chiusura delle iscrizioni, decine di famiglie di bimbi che dovranno frequentare la scuola primaria si vedono escluse dall’accesso all’orario esteso e, al Saragozza, 16 bambini non potranno probabilmente frequentare alcuna scuola del proprio quartiere di residenza. Longhena, Don Milani, Padre Marella e Bombicci i punti di maggiore criticità in città.
Il Comune ora corre ai ripari e, tra le ipotesi per risolvere i problemi, c’è l’attivazione di un servizio di trasposto scolastico per gli alunni esclusi o la creazione, ove possibile, di nuove sezioni di tempo pieno.

“I problemi non sono nuovi – osserva Mirco Pieralisi, consigliere comunale di Sel vicino al mondo della scuola – Stiamo assistendo agli effetti della riforma Gelmini, che dal 2008 ha bloccato il numero di sezioni a tempo pieno ed ha tagliato 9 miliardi di euro alla scuola”.
Gli istituti e le amministrazioni si sono arrangiate, ma ora si manifestano anche problemi di posti nelle scuole.
Pieralisi insiste sul fatto che, oltre a venire incontro alle esigenze lavorative dei genitori, il tempo pieno rappresentava un vero e proprio modello pedagogico. Che ora si sta smantellando.

“Il rischio è che si generi una lotta tra genitori per chi ha il posto nella scuola più bella o il tempo scuola migliore”, denuncia il consigliere, che si dice stanco di soluzioni emergenziali che non risolvono il problema: “Basta mettere toppe, bisognava preparasi per tempo”.
Le critiche di Pieralisi sono rivolte anche a Palazzo D’Accursio: “Più cresce la domanda di tempo-scuola, più le risposte che si danno non sono di qualità, con convenzioni stipulate con cooperative, spezzatini, fino alle classi di soli stranieri”.

A Bologna, come in tutta Italia, secondo il consigliere, le Amministrazioni devono ingaggiare una battaglia con lo Stato e non accontentarsi di soluzioni per la riduzione del danno.
“Ora bisogna trovare una risposta, che potrebbe essere il trasporto scolastico qualora soddisfi le richieste, poi bisogna dare una risposta in termini di spazi, di qualità e di insegnanti”.