Intervista con Sabrina Ciancone, sindaca di Fontecchio, paese in cui Pino Zac ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.

Incontriamo il giovane Giuseppe Zaccaria come ragazzo di bottega al Pioniere di Rodari e lo ritroviamo anni dopo come l’affermato Pino Zac a Fontecchio, un paesino a 20  chilometri dall’Aquila in Abruzzo, con l’atelier in un ala del Palazzo Muzi, edificio importante della parte storica della città. Il suo studio è rimasto come al tempo della sua morte del 25 agosto 1985, come se il tempo non fosse assolutamente passato come nella fiaba della Bella Addormentata nel Bosco  (vedi la foto dell’atelier con l’armadio  con le ante “scarabocchiate” dall’artista): lì ci sono ancora i suoi pennelli, molti suoi disegni, la scrivania piena di  piccoli strumenti creativi, pile di riviste e libri in quantità.

Oggi il Comune, restaurando l’intero palazzo, vuole fare di quelle sale un luogo per ricordare il grande disegnatore, l’uomo che collaborò con Le Canard enchaîné, fu tra i fondatori del Male, presente nel mondo del cinema lavorando a film come La Donna è una cosa Meravigliosa di Bolognini (1964) o Vogliamo i colonnelli di Monicelli (1973). Le sue produzioni cinematografiche rimangono proverbiali come   Il cavaliere inesistente dall’opera di Italo Calvino. Corti d’autore, vignette satiriche, lotte contro la censura, premi e tanti riconoscimenti. Un primo attore della scena culturale italiana che si ritira nel silenzio della splendida valle dell’Aterno aquilana. Ripercorriamo questi suoi ultimi anni coll’intervista a Sabrina Ciancone, sindaca di Fontecchio.

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