Si tratta di un lungo elenco di contrarietà alle misure contenute nel Piano strategico dei Musei di Bologna quello che ha portato i Cobas e le rsu di tutte le sigle sindacali verso lo stato di agitazione di lavoratrici e lavoratori del settore. In linea generale, il sindacato accusa l’Amministrazione comunale di «essere interessata a smantellare un sistema museale che funziona», come testimonia il boom di ingressi e relativi incassi di biglietteria registrato nel 2024.
E se la promessa è stata quella di aumentare del 27,9% le risorse a disposizione del settore, secondo i Cobas i numeri del piano economico e finanziario dell’operazione in realtà portano a un taglio di entrate pari a 1,85 milioni di euro.
I Cobas bocciano il Piano strategico dei Musei di Bologna
Il Piano strategico dei Musei di Bologna è stato presentato ai lavoratori lo scorso 3 febbraio, dopo mesi di elaborazione nei quali i lavoratori e le lavoratrici non sono mai stati consultati né hanno potuto preventivamente visionare il documento.
La prima critica sollevata dai Cobas riguarda la forma. Il piano prevede l’addio all’Istituzione Bologna Musei in favore di una fondazione, che rappresenta una forma di privatizzazione del settore. E sarà sempre una fondazione, in questo caso la turistica Bologna Welcome, a gestire i servizi museali, inclusi bookshop, caffetterie, biglietterie, fino alla creazione di pacchetti promozionali con visite esclusive o catering per «rendere le location dei musei più attraenti per eventi speciali» e l’affitto di Villa delle Rose «per eventi privati e matrimoni».
Un nodo irrisolto resta quello del personale. Secondo lo stesso Piano, il Settore Musei Civici di Bologna soffre di un grave sottodimensionamento e per garantire un adeguato funzionamento sarebbero necessarie tra 39 e 74 nuove assunzioni, «ma la strategia delineata non prevede impegni concreti in tal senso – sottolineano i Cobas – Questo contrasta con le promesse fatte in passato dall’amministrazione e con le esigenze di continuità dei servizi, mentre è in continuità con la linea di totale chiusura alle assunzioni in cultura che l’Amministrazione comunale ha tenuto nell’incontro sindacale del 28 novembre, dopo aver fatto scadere la graduatoria del precedente concorso».
Se non c’è certezza sugli investimenti in personale, nel Piano strategico invece trovano spazio risorse per il cosiddetto “board strategico“ che dovrà stabilire gli indirizzi del settore. Oltre ai direttori dei musei, il board prevede consulenze di esperti esterni per i quali vengono stanziati 707mila euro in cinque anni (141mila euro all’anno).
A proposito di risorse, i Cobas manifestano forte preoccupazione per il calo delle entrate correnti previsto nella bozza del Piano: una riduzione di 1.850.000 euro tra il 2025 e il 2027, nonostante l’incremento delle visite nei musei.
«Particolarmente allarmante è il drastico taglio ai servizi didattici, che passerebbero dagli 843.000 euro del 2025 (garantiti da fondi PON) a soli 38.780 euro nel 2027 – contesta il sindacato – azzerando le attività educative per gli oltre 150.000 studenti che ogni anno frequentano i musei bolognesi, con l’ovvia conseguenza che l’accesso a cultura e patrimonio sarà garantito solo alle scuole e alle famiglie che se lo potranno permettere». In altre parole, servizi finora gratuiti rischieranno di diventare a pagamento, scaricando i costi sull’utenza, come nel caso della manovra tariffaria di Tper.
Anche qualora le risorse venissero effettivamente rimpinguate con i fondi PON governativi, il sindacato considera sbagliato vincolare un’attività importante come la didattica a risorse non stabili.
La cosa fa il paio con i «progetti pilota dai nomi impegnativi come Digital library, Fab Lab, Edit-a-thon, Phygital Diplomacy, Design for All, Pre-text, Board Giovani, storytelling con personaggi virtuali per ogni museo, fino all’annuncio di un protocollo con le ASL per aprire ambulatori nelle sedi museali e prescrivere le visite ai musei da parte dei medici, nonché la “raccolta di campioni biologici in modo anonimo” di “saliva, prima e dopo la visita” per “analizzare cambiamenti nei livelli di stress o di attenzione”». Nello stesso Piano strategico si afferma che «la maggior parte dei progetti presentano piani di spesa molto poco significativi in termini assoluti». I lavoratori, quindi, denunciano una politica di attività culturali a costo zero (o quasi), che distruggerà inevitabilmente l’accessibilità e la capillare diffusione raggiunta dai servizi educativi museali negli ultimi anni.
«Nonostante le ripetute richieste di poter visionare la bozza definitiva del piano – spiega ai nostri microfoni Enrico Tabellini dei Cobas – l’Amministrazione comunale ha deciso di non rispondere e non aprire un confronto serio con lavoratori e lavoratrici. Prendiamo atto di questa mancanza di dialogo e, di fronte a prospettive incerte per il futuro del settore museale, noi ribadiamo l’impegno deciso già a luglio scorso di proclamare lo stato di agitazione assieme a tutte le rsu, quindi con tutte le sigle sindacali».
ASCOLTA L’INTERVISTA AD ENRICO TABELLINI: