130 esuberi tra i lavoratori dello stabilimento a cui si aggiungono 70 somministrati non rinnovati alla fine di questo pese. È una ristrutturazione che consta in 200 posti di lavoro quella che Pfizer ha annunciato nella sede produttiva di Catania.
Una decisione annunciata la settimana scorsa ai sindacati, che hanno rigettato il piano sottolineando i profitti fatti dall’azienda stessa grazie ai vaccini e coinvolgendo direttamente il Ministero dello Sviluppo Economico.

Gli esuberi dichiarati da Pfizer a Catania nonostante i profitti

«La settimana scorsa l’azienda ci ha comunicato un investimento da 27 milioni di euro sullo stabilimento di Catania – racconta ai nostri microfoni Gerry Magno, segretario della Filctem Cgil di Catania – Però ci ha anche comunicato 130 esuberi e il mancato rinnovo dei contratti di 70 lavoratori in somministrazione».
Immediata è stata la reazione di lavoratrici e lavoratori, con la proclamazione dello stato di agitazione e una mobilitazione che culminerà a inizio marzo con uno sciopero.

In particolare, la possibile soluzione propettata dall’azienda è quella di un trasferimento di almeno una parte dei lavoratori ad Ascoli, uno stabilimento che potrà godere di un investimento di 40 milioni di euro della casa madre per la realizzazione degli imballaggi del farmaco anti-Covid.
«Non è pensabile che i lavoratori, magari che hanno comprato casa ed hanno un mutuo o in una famiglia dove lavorano entrambi i coniugi, possano trasferirsi ad Ascoli», sottolinea Magno.

Nello specifico a subire il taglio voluto da Pfizer nello stabilimento di Catania saranno due reparti che si occupano di antibiotici penicillinici. A rischiare il posto sono lavoratori altamente professionalizzati le cui competenze verrebbero perse, specie in un contesto come quello pandemico.
Il tutto avviene mentre Pfizer è la multinazionale che più ha registrato profitti dalla campagna vaccinale contro il Covid, quindi non vi sono ragioni economiche a giustificare il taglio.
I sindacati, Cgil in testa, hanno già scritto al Mise per chiedere l’apertura di un tavolo.

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