Diverse persone sono state uccise e decine di altre sono rimaste ferite in un attacco israeliano che ha colpito le tende dei palestinesi sfollati all’interno dell’ospedale Al-Aqsa di Deir Al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza. L’esercito israeliano afferma di aver colpito i terroristi che operavano da un centro di comando all’interno del complesso e ha accusato Hamas di nascondersi tra i civili e di utilizzare strutture come gli ospedali per operazioni terroristiche.
L’attacco di Israele ai civili rifugiati nell’ospedale di Al-Aqsa: la corrispondenza di WeWorld
«Colpire un luogo destinato a fornire cure e rifugio a civili vulnerabili, tra cui donne e bambini, costituisce una grave violazione del diritto umanitario», osserva Giovanna Fotia di WeWorld. L’ong italiana ha all’attivo un progetto proprio nel compound dell’ospedale colpito, dove da mesi presta assistenza agli sfollati soprattutto fornendo kit igienici e ha dovuto cancellare l’intervento previsto per oggi.
La cooperante sottolinea che l’attacco di oggi è solo l’ultimo di una serie di azioni dell’Idf che hanno colpito altre strutture sanitarie della zona e avviene a pochi giorni dall’attacco alla scuola Rufaida dove trovavano rifugio altri sfollati, molti dei quali morti nella strage.
«Entrambi i siti si trovano nella cosiddetta zona umanitaria sicura – specifica Fotia – che evidentemente così sicura non è».
Il susseguirsi degli attacchi, sottolinea WeWorld, mette in grave pericolo anche la vita degli operatori umanitari, che ogni giorno si trovano in prima linea in condizioni estreme.
Per questa ragione la ong chiede un’azione immediata per proteggere chi è impegnato a proteggere vite umane. «Facciamo un appello alla comunità internazionale – conclude la cooperante, affinché intervenga per garantire la protezione dei civili e fermare ulteriori attacchi contro persone innocenti».