Tutti prodighi di complimenti verso il ministro, il prefetto, le forze dell’ordine che con la loro esemplare professionalità “hanno evitato una strage”. Una strage? I possibili autori, i terroristi, un gruppo di ragazzi che hanno rivitalizzato per un paio di giorni un capannone in disuso da anni, era chiaro fin dall’inizio, non avevano alcuna intenzione di minacciare qualcosa o qualcuno e se ne sono andati via tranquillamente, dopo aver ripulito e riordinato gli spazi. Ma questo, nessun media l’ha sottolineato.

E allora quale è il senso dell’introduzione di una norma volta a punire con una severità senza precedentil’invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico… commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno…”? Quale, visto che le norme preesistenti erano già più che sufficienti per bloccare il raduno rave di Modena?

Le critiche si sono concentrate per lo più sulla pericolosità dell’applicabilità della norma su altri contesti per attuare una pericolosa stretta sui diritti e in particolare sulla libertà di manifestare. Benissimo, ma qui c’è dell’altro. Qui si lede il diritto dei giovani ad autodeterminarsi per esercitare il loro diritto al divertimento, a non servirsi necessariamente di strutture a pagamento, dove droghe e alcool scorrono allo stesso modo, ma pagare entrata e drinks costa un capitale. Evidentemente per le istituzioni di questo paese i giovani sono una risorsa solo quando si possono spolpare, sottopagandoli e precarizzandoli. E infatti, in milioni se ne vanno altrove.

Elia De Caro, avvocato che si occupa di diritto penale e minorile, difensore civico per l’Associazione Antigone, ci ha aiutato a fare chiarezza sulla questione.