“Manca ancora un pezzo di verità” è il claim della quindicesima edizione della rassegna culturale “Attorno al Museo” che inizierà giovedì 29 giugno e proseguirà fino al 10 agosto negli spazi aperti davanti al Museo per la memoria di Ustica. Il calendario prevede opere d’arte, teatro, musica, poesia, danza, pensate dagli artisti con una doppia finalità. Da una parte mantenere viva la memoria di quanto successo. La morte di 81 persone in volo sopra Ustica perché il loro aereo venne abbattuto da un velivolo in tempo di pace. Dall’altra per chiedere, come fa da 44 anni a questa parte l’ Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, con un coro polifonico di rivelare gli autori materiali della strage. «Vogliamo verità e giustizia», ha tuonato Daria Bonfietti, sorella di una delle persone che persero la vita quel giorno, e presidentessa dell’associazione.
Da giovedì al 10 agosto torna la rassegna culturale per la memoria della strage di Ustica senza giustizia dal 1984
Era il 1980, il 27 giugno, quando l’aereo DC-9 della compagnia aerea Itavia, partito dall’aeroporto di Bologna-Guglielmo Marconi e diretto all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi venne abbattuto sopra Ustica. A bordo c’erano 81 persone e nessuna sopravvisse. A un certo punto l’aereo perse il contatto radio con il centro di controllo di Roma. Lo scontro e la caduta. Iniziarono le indagini, si scoprì la verità, che venne rivelata dalla sentenza-ordinanza del giudice Rosario Priore nel 1999 e poi dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. «Si tratta di un abbattimento dovuto a un’azione militare di intercettamento che coinvolse 81 innocenti», scrisse il primo, e «fu un’azione dei francesi che volevano colpire l’aereo del capo di Stato libico Gheddafi», disse il secondo. Ma nonostante l’avvio, in anni successivi, dal 2008, di ulteriori indagini da parte della Procura della Repubblica e le richieste incalzanti di giustizia da parte dei parenti delle vittime, l’esecuzione materiale non è stata ancora attribuita ufficialmente.
Dopo 44 anni i parenti continuano questa dura battaglia. «Manca un pezzo di verità», ha esordito Daria Bonfietti, sorella di una delle persone che persero la vita quel giorno, e presidentessa dell’associazione parenti delle vittime di Ustica. «Sappiamo la verità, ma questa non viene detta. Aspettiamo e chiediamo giustizia da 44 anni. La chiediamo alla magistratura così come al governo, esattamente come abbiamo fatto con quelli precedenti». Una richiesta che nel corso degli anni ha raccolto diverse voci anche di persone che non hanno perso un parente nello scontro, ma che si sentono coinvolte perché «è inaccettabile non conoscere gli autori materiali di quanto accaduto, non solo per i nostri cari, ma anche per la nostra stessa dignità nazionale», ha spiegato Bonfietti. «Numerosi artisti nel corso degli anni hanno prestato la loro arte per chiedere verità. Lo hanno fatto con vari linguaggi creando un coro polifonico». Voci che si sono organizzate quindici anni fa in una rassegna culturale che parte dal giorno della strage, il 27 giugno, e termina il 10 agosto e che torna anche quest’anno.
«Installazioni, teatro, musica, poesia, danza pensate anche per mantenere viva la memoria di quanto successo», ha aggiunto Bonfietti. «Ogni anno con proposte nuove». Giovedì la kermesse aprirà con uno spettacolo di Concita de Gregorio dal titolo “Sempre ovunque con te mi troverai” che unisce la lettura poetica, al canto e alla musica di Erica Mou. Qui frammenti di cronaca diventano poesia e tracce di verità. Contemporaneamente saranno installati video realizzati dall’artista Jacopo Rinaldi ed esposti in vari luoghi della città, grazie al lavoro curatoriale di Lorenzo Balbi direttore del MamBO. Saranno immagini raccolte durante la missione con cui il governo francese nel 1987 ritrovò, sul fondo marino, il relitto del Dc-9. Una serie di frame di frammenti metallici che appartenevano al velivolo e che permisero nel 1999 al giudice Rosario Priore di scrivere la sua sentenza. Tracce e prove di una responsabilità inabissata e immobile. «È molto evocativa. Rende con le immagini lo stato di immobilismo che c’è su questa vicenda», ha commentato Bonfietti. «Una molteplicità di linguaggi che permette di arrivare a sempre più persone. Anche ai giovani che vorremmo che capissero quanto accaduto e non lo scordassero».
Sette serate e più di 20 artisti che elaboreranno il tema della memoria. Stefano Massini, riproponendo uno spettacolo scritto per il quarantesimo anniversario della strage, ripercorre, con dei racconti, la storia italiana degli anni ’80 (il 4 luglio). Mentre attraverso la musica di Carlo Cialdo Cappelli e utilizzando l’installazione permanente del Museo di Ustica realizzata da Christian Boltanski – con cui vengono celebrati i tre anni dalla sua dipartita – verrà trasmessa una partitura polifonica attraverso gli 81 altoparlanti della sala ospitante. Un’idea del produttore discografico, musicista e scrittore italiano, Oderso Rubini. Tra le persone che collaborarono alla memoria del 27 giugno 1980 ci fu anche il giornalista Andrea Purgatori grazie alle sue inchieste. A un anno dalla sua scomparsa la rassegna gli dedica un concerto la sera del 19 luglio: Francesco Cafiso e Alessandro Lanzoni eseguiranno brani jazz. L’evento è stato organizzato con la collaborazione del Comune di Bologna e all’interno della rassegna Bologna Jazz festival. A questo percorso nella percorso della memoria collaborerà anche Robert Kusmirowski. L’artista polacco parte da oggetti del passato e dismessi per creare installazioni che riconducano l’osservatore a riflettere sul valore evocativo degli stessi, sul mondo in cui permettono di ricordare il passato. L’esposizione ambientale dal titolo “Person[a]nomale” sarà visitabile al Museo di arte moderna di Bologna da domani.
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