A Salt Peanuts, programma di jazz in onda sabato 8 gennaio alle ore 11, a cura di Alfredo Pasquali e Sandro Baroni, facciamo il punto sulla bella manifestazione aquilana con tre concerti che aprono tre finestre sulla creatività musicale.

Dal 28 dicembre fino al 30 dello stesso mese si è celebrata la seconda edizione di “Natale in Jazz” all’Aquila (dopo un anno di stop causa pandemia). Il cartellone è estremamente interessante con tre set dal sapore assolutamente differente, ma comunque davvero stimolanti per palati fini. Si comincia con il classicissimo recital per piano solo affidato a Giovanni Guidi che ha incantato la platea con le sue ghirlande di note così piene di suono. Una ricchezza timbrica che però non scade in un barocchismo virtuosistico, ma che interagisce elegantemente con la grande capacità di armonizzazione del pianista. Così sulla tastiera scorrono brani composti dallo stesso Guidi e rielaborazioni tematiche a tutto campo, da pezzi più che frequentati come Over the Rainbow o remake di anni ’60 come Te lo leggo negli occhi di Sergio Endrigo.

Cambio di spartito nel secondo appuntamento nel bel auditorium progettato da Renzo Piano per l’Aquila nel post terremoto perché arrivano Bill Frisell alla chitarra  e Thomas Morgan al basso accompagnati dall’Umbria Jazz Orchestra. Qui siamo in presenza in uno  dei mille progetti del chitarrista di Baltimora, per un’interazione tra il suo strumento e l’organico allargato al seguito. L’atmosfera è controllata ma carica di suoni e suggestioni, una sorta di crossroad tra il jazz, la soundtrack con tanto anche di spunti counthry. Operazione di sintesi possibile grazie alla capacità di scrittura di Frisell su tradizioni musicali diverse ed alla sua mirabile maestria dell’uso dello strumento. Da sottolineare la puntuale presenza del basso di Morgan (musicista sempre più conteso nelle formazione jazz attuali) e il preciso contributo dell’orchestra perugina. Peccato solo che l’annunciato trio di Frisell fosse ridotto a duo perché il batterista Rudy Royston non si sia potuto imbarcare sull’aereo in America causa controlli covid.

Il terzo set cambia completamente la scena e il palco diventa una festa musicale con Tinissima, il quartetto di Francesco Bearzatti al sax tenore e clarinetto, Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso elettrico e Zeno De Rossi alla batteria. Il set è una dedica all’epopea cinematografica di Zorro. Con tutti i suoi movimenti legati agli eroi dell’eroe con la Zeta: Lolita, Bernardo, Tornado il cavallo e, perché no, l’immancabile sergente Garcia. La musica è immediata, estremamente comunicativa, senza mai scadere nella banalità grazie all’ottima esecuzione dei suoi componenti: l’affidabilità di Zeno De Rossi, l’energia di Danilo Gallo, la forza di Francesco Bearzatti, l’impatto della tromba di Giovanni Falzone, che accompagna le sue note con un linguaggio del corpo che si fa quasi esso stesso strumento. Una musica a lieto fine perchè, come spiega lo stesso Bearzatti, tutte le storie finiscono bene, almeno quelle di fantasia.

Un festival che è davvero un bel regalo natalizio per l’Aquila e per il jazz.

A seguire torniamo su due miti della storia del jazz: Max Roach ed Abbey Lincoln, riascoltati nelle seguenti songs: Malindi (Steve Lacy soprano sax, Red Mitchell bass, Steve Khun piano, Max Roach drums, Abbey Lincoln voice  – Oslo 1968), Long As Some You Are (Clifford Jordan sax tenore, Coleridge T.Perkins piano, Eddie Khan basso,   Max Roach drums, Abbey Lincoln voice – Parigi 1964), Love for Sale (stessa data e stessa formazione), Afro Blue (Abbey Lincoln – vocals, Kenny Dorham e Tommy Turrentine – trumpet, Julian Priester – trombone, Stanley Turrentine – tenor saxophone,  Les Spann – guitar/flute, Wynton Kelly e Cedar Walton piano, Bobby Boswell e Sam Jones bass, Philly Joe Jones drums, 1959), Come Sunday e Softly, as in a Morning Sunrise (stessa data e stessa formazione)

Ascolta la trasmissione https://archive.org/details/2022-01-08-salt-peanuts