Dopo il debutto a Kilowatt Festival, da mercoledì 16 a domenica 20 ottobre e da mercoledì 23 a domenica 27 ottobre 2024 apre la stagione 2024-2025 dell’Itc Teatro lo spettacolo originale di Teatro dell’Argine “Miserella“, di e con Micaela Casalboni.
Un lavoro di teatro d’attrice, sul tema del corpo che cambia, che invecchia, che decade, che si trasforma, in particolare il corpo femminile, ma non solo.
“Miserella”, in scena una riflessione sul corpo che cambia e invecchia
«L’idea nasce da me per due ragioni – racconta Casalboni ai nostri microfoni – Una è che tra poco faccio 54 anni, quindi inevitabilmente il corpo ha cominciato a cambiare, continua a cambiare e tutti i minuti m’interrogo su dove vuole andare, perché non fa più ciò che faceva prima. E la seconda ragione è che quando si ha la mia età si comincia ad avere intorno persone care che affrontano invece la terza età e quindi, in un certo senso, ti mostrano il tuo futuro. Queste due spinte hanno fatto sì che io chiamassi le mie tre compagne arginine più giovani di me ma non così giovani, cioè Caterina Bartoletti, Giulia Franzaresi e Ida Strizzi, e abbia chiesto loro “vi va di provare ad indagare insieme questo tema?”».
In scena, quindi, ci sono quattro donne, quattro attrici, quattro corpi, diversi fra loro, che danno voce alle numerose testimonianze sul cambiamento del proprio corpo raccolte dalle artiste attraverso interviste. «Abbiamo indagato sul corpo che cambia intervistandoci a vicenda – racconta Casalboni – e intervistando nell’arco di un anno tantissime persone, soprattutto donne ma non solo, soprattutto over 60 ma non solo».
Le quattro attrici sul palco agiscono lo spazio e la voce alla ricerca di un nuovo patto con il proprio sé che cambia. Nel fare questo esplorano umori, atmosfere, situazioni, casi, memorie proprie e altrui, che si susseguono e si richiamano non secondo un tema lineare, bensì abitando piani diversi che s’intrecciano, mescolano ironia e inquietudine, sarcasmo e sofferenza, sopraffazione e solidarietà, depressione e gioia ritrovata, in quella specie di sala d’attesa che è la cosiddetta Mezza Età, che non è ancora Vecchiaia, che non è più Gioventù.
«Abbiamo ricavato anche tantissimo stupore – continua la regista – Io mi ero approcciata a questo tema nell’ottica vecchiaia uguale malattia, che cosa ci succederà; e non è che questo non esista. Però ci sono anche tantissime persone che, nella Terza Età, hanno trovato cose che non avevano a vent’anni: maturità, indipendenza, libertà».
Grazie al caleidoscopio di storie a cui lo spettacolo dà voce si ride anche tanto, un modo per immedesimarsi anche di persone più giovani, perché alcuni passaggi di cambiamento del corpo nella mezza età assomigliano tantissimo al cambiamento del corpo delle persone adolescenti. «Spesso nei racconti dei ragazzi e delle ragazze con cui, come Teatro dell’Argine, lavoriamo tanto sembra di percepire quasi lo stesso smarrimento di fronte al corpo che cambia delle persone di mezza età, per cui ti dici mamma mia che mi sta succedendo».
Miserella è il nome popolare dato nel dialetto toscano alla pianta nota come Daphne Mezereum, detta anche “fior di stecco” perché, su un gambo all’apparenza secco, morto, ospita una miriade di fiori. Lo spettacolo Miserella è un lavoro di teatro d’attrice che esplora, riprendendo la metafora della scrittrice Lidia Ravera nel suo Age Pride, il Paese dell’Età di Mezzo che non è Medioevo, ma un nuovo mondo da conoscere e, soprattutto, da vivere.
ASCOLTA L’INTERVISTA A MICAELA CASALBONI: